lunedì 24 dicembre 2012

el cristo de palacaguina

Un classico della rivoluzione sandinista el cristo de palacaguina,
cantato da una delle più belle voci centroamericane da poco scomparsa: Chavela Vargas
 

Buon Natale!!!

......

En el Cerro de la Iguana Montana adentro de las segovias
se vio un resplandor extrano como una aurora de media
noche los maisales se prendieron, los quiebra platas se
estremecieron, llovio por Moyogalpa, por Telpaneca y
por Chichigalpa

CORO
Cristo ya nacio en Palacaguina de Chepe Pavon Pavon y
una tal Maria ella va a planchar muy humildemente la
ropa que goza la mujer hermosa del terrateniente.

Las gentes para mirarlo se rejuntaran en un molote, el
indio Joaquin le trajo quesillo en trenzas de Nagarote
en ves de oro, incienso y mirra le regalaron segun yo
supe cajetitas de Diriomo y hasta bunuelos de Guadalupe.

CORO
Cristo ya nacio en palacaguina de Chepe Pavon Pavon y
una tal Maria ella va a planchar muy humildemente la
ropa que goza la mujer hermosa del terrateniente. 


Jose el pobre jornalero se mecatella todito el dia, lo tiene
con reumatismo el tequio de la carpinteria, Maria suena
que el hijo igual que el tata sea carpintero pero el cipotillo
piensa manana quiero ser guerrillero.

CORO
Cristo ya nacio en Palacaguina de Chepe Pavon Pavon y
una tal Maria ella va a planchar muy humildemente la
ropa que goza la mujer hermosa del terrateniente,
Cristo ya nacio en Palacaguina de Chepe Pavon Pavon y
una tal Maria ella va a planchar muy humildemente la
ropa que goza la mujer hermosa del terrateniente, la
ropa que goza la mujer hermosa del terrateniente, del
terrateniente, del terrateniente.

martedì 18 dicembre 2012

Siamo tutti dei teleGeni



Vi chiederete come mai noi della Giordania snobbiamo un po' questo blog e non ci scriviamo spesso, ma questo video è la prova concreta di come la nostra agenda pulluli di appuntamenti con giornalisti vari. Insomma, siamo dei servizi civilisti impegnati e ricercati, ma nonostante tutto ci ricordiamo ancora di voi e vi postiamo la recente intervista fatta con TV2000.
Non preoccupatevi che presto torneremo in Italia e saremo disponibili a rilasciare interviste nonché autografi.
Aspettiamo di venire invasi da commenti entusiastici riguardanti la nostra bellezza telegenica e la nostra capacità dialettica  assolutamente fuori dal comune ( io sottoscritta parlo per ben 10 secondi, e Dario è in grado di esprimere complessità, dramma e pathos in soli 4 secondi). 
Se qualcuno di voi volesse contattarci per una eventuale intervista chiediamo gentilmente di prendere appuntamento con il nostro manager. 



lunedì 17 dicembre 2012

Una Striscia Rosso Sangue 2

Gaza la vendetta? No, la Tregua!

Premessa

Un Enigma… Forse una ricetta?
  • per fare una guerra ci vogliono almeno 2 nemici, fatto OK 
  • per fare una tregua ci vuole una guerra, fatto OK
  • per fare la pace ci vuole un vincitore che poi scriva la storia, la sua... NO, non ci siamo: i vincitori, stando alle cronache da Gaza e da Gerusalemme, sono due…!
Quindi, tranquilli, non c’è la pace: è una tregua con due vincitori.


Potremmo dire che è “solo tempo di silenzio armato”, ovvero quel periodo in cui due o più contendenti fanno tacere le armi ma non disarmano gli animi nè le (la) ragioni!
 
Meno male che qualcuno ha lanciato l’SOS con l’Alfabeto “Morsi” e dal Cairo ci si è mossi per la mediazione; missione compiuta, che tregua sia. Tutti pronti a congratularsi con ciascuno, anche tra quelli che non hanno fatto nulla e sono stati a guardare tristi, vicini col pensiero ma lontani per potersi mettere in mezzo oltre ai proclami di rito (leggi vari pezzi o brandelli della Comunità Internazionale…).

Evviva, è anche la vittoria del Presidente Obama che ha voluto fortemente Morsi d’Egitto come Mediatore… e la tregua sia voilà!

Peccato, che sfiga, shit… Per dirla tutta in gergo diplomatico… Adesso che abbiamo ritrovato un importante alleato, che si era perso nel deserto, parte un’altra volta l’SOS ma questa volta proprio a causa dell’Alfabeto “Morsi” che si prende un po’ di nuovi  poteri d’Egitto con un Decreto leggermente inappellabile (come tutto il resto).

L’opposizione ha capito e compreso e scende democraticamente in piazza Tahrir rimanendoci questa volta in modo inappellabile e permanente! Speriamo bene che “l’Alfabeto” si riprenda e senta il peso di questo SOS dalla piazza!

Scusate l’excursus ma era doveroso e referenziale verso zio Morsi, torniamo quindi alla tregua. E’ stata una bella festa al di qua e di là della prima linea! Ciascuno come sempre ha cantato vittoria, anche se è una tregua. Come se un Milan - Juventus in un'improponibile finale di Champions League finisca al 90° minuto e il direttore artistico mister Galliani (zio Fester) e il Sior Andrea Agnelli esultino entrambi gridando vittoria. Ma da regolamento UEFA non dovrebbero esserci i tempi supplementari?

OK torniamo al 90° a Gaza: Hamas sfoggia l’abito bello della festa e proclama una “giornata nazionale di Vittoria”: si spera di ottenere un allentamento significativo del blocco imposto nella Striscia di Gaza.

Nella notte migliaia di persone hanno festeggiato per le strade della città sparando in alto in segno di giubilo… Visto la mira non propriamente precisa dei combattenti di Hamas in Israele hanno fatto comunque risuonare le sirene d’allarme, non si sa mai.

Ora in altri giornali e TG si commenta che può ricominciare la normalità… Che vista da Gaza in particolare in certe piazze dove c’erano dei condomini si potrebbe dire che si ricomincia da meno 2, dal sotterraneo – 2, che prima non c’era ma, dopo l’impresa balistica dell’aviazione isreliana, ora è un lusso strutturale per molte case... Certo: mancano i piani 0, 1, 2, 3 e in alcuni casi anche il 4° però capite bene che avere, in centro a Gaza City, i box nel sotterraneo, senza pagare i costi degli scavi, è sicuramente una pacchia; che bello finalmente poter parcheggiarvi quello che resta della propria macchina centrata da un missile.

Penso invece in modo serio a tutte quelle povere vittime, nella maggior parte civili… E sarà dura ripartire per chi è sopravvissuto. Ripartire da cosa, con chi? Oltre a non esserci un risarcimento economico, non ci sarà neanche un “risarcimento morale”, un sentire comune della Comunità Internazionale perché ciò non capiti più.

Ma in Israele che si dice? Non si canta vittoria, ma in modo serio e professionale si convoca la solita pallosa conferenza stampa e si presentano uno in fila all’altro gli obiettivi raggiunti. Sembra un incontro per i venditori della rete commerciale delle aziende che a fine anno presenta con soddisfazione, all’assemblea degli azionisti, i grafici dei risultati ottenuti.

Abbiamo colpito questo, quello e quell’altro ancora. Siamo proprio bravi a centrare così tanti siti terroristici, con le nuove super bombe. "Bombardamenti precisi" ha dichiarato un generale, con la sicurezza di un cardiochirurgo appena uscito dalla sala operatoria dopo una complicata operazione a cuore aperto! Certo, restando in campo sanitario bisogna stare attenti a possibili effetti collaterali; in caso di sovradosaggio missilistico, si raccomanda di effettuare, in concomitanza con le misure abituali per l'eliminazione dei terroristi (lavande gastriche…) con normali sorvoli retrovirali di droni per una completa copertura da possibili prossime infezioni post operatorie! Le premiate ditte farmaceutiche: Tsahal e la Heyl Ha'Avir (in ebraico: חיל האוויר, spesso abbreviata in IAF da Israeli Air Force) ringraziano per l’attenzione!

A questo punto il sipario, come al solito, si è chiuso i vari e i pochi corrispondenti embedded si sono congratulati tra loro per la bella copertura mediatica e possono tornare a casa felici per le feste di Natale.

Ultima sottolineatura: in Siria, per chi si fosse distratto, continua l’escalation di morti, feriti, distruzioni sia all’interno del Paese che nei Paesi confinanti. Ma tutto sembra volutamente congelato. Certo, ogni tanto anche l’amministrazione americana si sveglia e dice: "Attenti alle armi chimiche!", gli inglesi fanno eco e russi e cinesi, ponendo il veto al Consiglio di sicurezza, rispondono in coro: "Armi chimiche cosa, dove, chi…?" In altre parole, ancora una volta la Comunità Internazionale non scenderà in campo.


Pare proprio invece che l’unico che abbia sempre una sfrenata voglia di scendere in campo sia sempre lui, SB, e purtroppo in questo caso non possiamo contare sul veto della Russia perché non funziona in Italia.

D’altronde a Mosca ci sono ben altri problemi, sono così presi da una situazione alienante: come ha detto di recente il premier russo Medvedev, dopo alcuni brindisi alla vodka: “Gli alieni sono tra noi”.


Prima di concludere vi avviso dei prossimi possibili post su:
  • F35 e portaerei fantasma
  • il riconoscimento della Palestina nel Palazzo di vetro

Si accettano suggerimenti!
 
Vi auguro un buon S. Natale con questi pensieri profondi di Bertolt:

Generale, il tuo carro armato

è una macchina potente

Spiana un bosco e sfracella cento uomini.

Ma ha un difetto:

ha bisogno di un carrista.
 
Generale, il tuo bombardiere è potente.
 
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

 
B. B.
 
Se t'interessa, qua trovi di manifestazioni israeliane di solidarietà per i palestinesi ("eppur si muove!")

Alberto

lunedì 10 dicembre 2012

C'era una volta...


C’era una volta una casetta chiamata “Centro Maternale In Braccio alla Mamma”. 


In questa casetta vivevano otto bambini con le loro mamme. Tutto il giorno si giocava, si mangiava qualcosa di gustoso, ci si visitava a vicenda, si condividevano i giocattoli, e tutti erano molto felici.
Ma un giorno qualcosa cambiò, tutto era diverso.
Alexandra e Anişoara chiamavano le loro mamme, ma queste non rispondevano. Damian e Anamaria volevano dare un bacio alle loro mamme, ma queste avevano un odore insolito. Vlada sorrideva, ma non si sa perché, la mamma era arrabbiata. Olguța aveva fame, ma la sua mamma si era dimenticata di darle da mangiare. Vladuța era abituata al canto della mamma, ma quel giorno non aveva ancora cantato. Jasmina era al suo primo giorno nella casetta e non poteva giocare con nessuno perchè non conosceva gli altri bambini.
Fuori c'era un gelo terribile, il paesaggio era completamente innevato, batteva il vento, e da lontano si sentiva l’ululato di un lupo. Questo, però, non era lupo normale, aveva la capacità di sentire da lontano che nella casetta stavano succedendo cose strane. Lui, infatti, aveva un udito molto fino e aveva sentito che al Centro Maternale i bambini piangevano e non si sentivano bene.


Si era avvicinato pian pianino alla finestra e aveva ascoltato tutto ciò che stava accadendo nella casetta. Vedendo questa ingiustizia, la rabbia dei bambini, il lupo si arrabbiò e decise di fare una magia che potesse essere da insegnamento alle mamme.

"Ti vedo, ti sento, il tuo pianto è un tormento. Chi ai bambini cura non sa dare, si trasformi in animale".

Fulminò e tuonò, e le mamme sparirono dal Centro Maternale. In quel momento nella casetta apparve una ragazza bella, tenera e attenta che si chiamava Alba-ca-Zapada. Siccome i bambini erano rimasti da soli senza le loro mamme, avevano deciso di costruire un loro mondo, dove erano protetti da Alba-ca-Zapada.  I bambini stavano bene, però sentivano la mancanza delle loro mamme.


Dopo la magia del lupo, improvvisamente, le mamme si ritrovarono in un luogo sconosciuto senza i loro bambini. Ma questo non era l'unico problema. Si guardarono l'un l'altra e, sorprese, scoprirono di non essere più persone umane. Si erano trasformate in animali: orso, tigre, coniglio, pinguino, canguro ed elefante.

Tutte si chiedevano: "Dove siamo finite? Dove sono i bambini? Perché siamo così?"
Ed ecco, passare da quelle parti una volpe che, con un sorriso malizioso, disse: "Oh, voi siete le mamme a cui il lupo ha fatto un incantesimo? Siete nel bosco, care mie, e se volete tornare dai vostri bambini, dovete per prima cosa trovare il lupo”.

Le mamme erano disperate perchè non sapevano cosa fare, dove trovare il lupo e come convincerlo a togliere la magia. Iniziarono così a litigare perché avevano idee diverse. Volevano trovare la strada di casa ognuna per conto proprio, ma poi capirono che solamente insieme avrebbero potuto trovare il lupo.
Fecero un piano e il giorno dopo si organizzarono di conseguenza.
In mezzo al bosco c’era una radura dove sorgeva una casa circondata da erbe medicinali. Dopo averla vista, il canguro si avvicinò, bussò alla porta e corse via velocemente. Il coniglio cercò di attirare il lupo con una carota, perché tutti erano a conoscenza del suo amore per le carote. Il lupo uscì e seguì inebriato l’odore della carota. L’elefante stava nascosto, ma appena sentì il rumore dei topolini, si spaventò e iniziò a correre. A causa del rumore dei passi e del panico generato dall’elefante, il lupo iniziò a correre senza rendersi conto che le mamme-animali avevano predisposto una trappola, che era stata preparata da tempo dall’orso. Egli, infatti, aveva fatto un buco e l’aveva ricoperto con dei rami. Quando il lupo cadde nella fossa, la tigre lo prese e il pinguino che era di ritorno dal fiume, lo legò con il filo da pesca. 

Gli si misero di fronte e gli chiesero: "Perché ci hai trasformato e dove i nostri figli? Ci mancano e siamo molto preoccupate per loro".
"Ero vicino al Centro Maternale e ho sentito che i bambini piangevano e voi non eravate vicino. Ho pensato che non volevate prendervi cura dei vostri bambini. Dove eravate?", disse il lupo.
"Ogni tanto abbiamo delle mancanze, perché a volte siamo stanche o non sappiamo come gestire alcune situazioni”, risposero le mamme.
"Lo so che non è facile essere una mamma. Ma voi potete, avete tutte le capacità, amate i vostri bambini e, qui, avete anche delle persone che vi possono aiutare e dalle quali potete imparare.
"E, quindi, adesso cosa possiamo fare?"
"Ho visto che vi potete organizzare, potete discutere, potete lottare per i vostri bambini e per il vostro benessere. Mi avete trovato: adesso vi mostrerò la strada per casa."
Tutti gli animali, compreso il lupo, si misero in cammino e ritornarono al Centro Maternale. 
Le mamme erano molto felici, ma non sapevano come avvicinarsi ai loro bambini, perché erano ancora animali. Allora il lupo disse: "Per togliere l’incantesimo, è necessario che vi stringiate in un abbraccio."
Gli animali fecero un cerchio, si abbracciarono ed improvvisamente tutto il  centro si illuminò, si sentì una dolce melodia  e tutti gli animali ritornarono ad essere umani.
Le mamme presero i loro bambini in braccio, li baciarono perché avevano sentito molto la loro mancanza. I bambini erano felici che le loro mamme erano ritornate alla casetta.
Ma il lupo era molto triste, non si sa perché. Alba-ca-Zapada rivelò a tutti che anche il lupo era stato stregato. E così decise di rompere l'incantesimo. Con un tocco di bacchetta magica, il lupo si trasformò in ..... 

….un uomo buono che si prende cura della salute dei bambini e delle madri al Centro Maternale.

Ora i bambini sono tra le braccia delle loro mamme e…. 
…vissero per sempre felici e contenti.
     

"Racconto invernale" ideato dalle mamme del Centro Maternale

giovedì 6 dicembre 2012

Shakireggiando: il video tanto atteso è arrivato!


Nataleee!!!!!


Anche qui la Navidad è il periodo più festeggiato e atteso dell'anno.
Già ad ottobre arrivano le prime insegne e i primi messaggi pubblicitari e dall'aula di Multi del Guis (la classe dei bimbi con disabilità fisica severa) rieccheggiano incessantemente musichette navideñe, che ritrovo con stupore la sera al supermercato, mentre tento di farmi strada tra panettoni, festoni natalizi e ceste regalo.


Col primo di novembre scattano i grandi preparativi.
Managua si trasforma in una specie di Las Vegas adornando strade e rotonde con luci di tutti i colori dell'arcobaleno e oltre - spero non vogliate l'albero di Natale, al massimo qui possiamo offrirvi qualche palma! - e al Guis è gara tra alunni e prof (soprattutto!) a chi addobba la classe in maniera più ricca e originale... la classifica ufficiale deve ancora uscire, ma io al primo posto metterei la decorazione del Salón de Apoyo Pedagogico: un gran ramo spoglio piantato in un vaso a mo' di albero, tutto ricoperto di candido cotone con tanto di palline rosse-oro... et voualà, anche noi abbiamo la neve!


La competizione però va ben oltre e riguarda questioni sostanziali: nientepopodimeno che...
la FIESTA DE FIN DE AÑO!
Eh sì, perchè il 23 novembre è l'ultimo giorno di scuola e tradizione vuole che si chiuda l'anno in bellezza con un appuntamento in maschera per alunni e genitori in cui salutarsi e scambiarsi gli auguri.

Così, i giorni precedenti al grande evento, ogni classe ha inventato  e messo a punto un numero da presentare il 23: chi i 3 cerditos (3 porcellini) navideños, chi la vecchia fattoria (ovviamente in spagnolo... la finca de tio Tobía!), poi balli, canti, chi più ne ha più ne metta... e noi volontarie italiane, senza arte nè parte, ci mettiamo un bel numero a sorpresa.


Certo, forse tutti si aspettavano un'atmosfera natalizia strappalacrime... e invece, Signori e Signore, ecco a voi: SHAKIRA(S)!!!!





Buone risate...




...e Feliz Navidad a tutti!


mercoledì 5 dicembre 2012

…Un Arcobaleno nel Fango…



Questa città è piena di spazzatura dappertutto: sui bordi delle strade, nel mare, nei fiumi…una spazzatura che si mischia e che prende tutta un solo colore: il grigio. La città ne è ricoperta e, di conseguenza, riflette il grigio che la riempie.

Questa città sfoggia anche un paesaggio meraviglioso: il mare davanti, le colline alle spalle e la Tortuga di fronte.

Questa città è tormentata da un vento fortissimo, che da sollievo nei momenti in cui il caldo fonderebbe qualsiasi cosa, ma che in alcuni periodi non cessa mai e crea enormi disagi.

Questa città, in alcuni periodi dell’anno, rimane bloccata dalle piogge. Arrivano 3 strade in città, ma in caso di pioggia due si trasformano in fango, e l’altra non è percorribile per via dei fiumi in piena da attraversare.

Questa città, in quei periodi dell’anno, viene sovrastata da stupendi arcobaleni.

Questa città ha tanti, troppi abitanti che vanno in giro e ti guardano con diffidenza, al punto da sembrare sempre arrabbiati, ma che ad un semplice “bonjour” sfoggiano dei sorrisi dolcissimi.

Gli abitanti di questa città, al primo sguardo, hanno tutti la stessa sfumatura di colore:

C’è la piccola A., che è in un ospedale da più di un anno e ne ha solo 3, e i suoi genitori non sono ancora mai venuti a trovarla…

C’è G., che ha un padre e una figlia disabili che non hanno nessun tipo di aiuto da parte di nessuno, men che meno dallo stato, e che lo obbligano a prendersi dei giorni dal lavoro per stargli dietro e curarli…

C’è S., che ha appena avuto una bambina, ma sua moglie non ha ricevuto le cure adeguate in ospedale e non è ancora riuscita a tornare al lavoro dopo un anno dalla sua nascita…

C’è s.J., che vive in un convento circondato da mura altissime contornate da filo spinato, si sente insicura ad uscire perché il contesto è pericoloso e non riesce ad essere accogliente quanto vorrebbe…

C’è P., che quest’anno non aveva abbastanza soldi per mandare i due figli a scuola, quindi ha mandato solo la più grande…

…certo… ma hanno anche meravigliose sfumature di profondi colori:

La piccola A. ride ogni volta che faccio rumori con la bocca sfiorandole la mano e protegge in tutto e per tutto il suo piccolo amico strabico…

G. ha un sacco di idee, pensa ai problemi del suo popolo e si impegna nel lavoro e nella vita a fare del suo meglio per contribuire alla crescita del paese e a migliorare la mentalità delle persone che ha attorno…

S. lavora sodo ed è sempre gentile e premuroso. Si impegna a risolvere i problemi di tutti ed è sempre disponibile. Si spende in tutto e per tutto nel desiderio di aiutare le comunità con cui lavora a crescere e a svilupparsi…

s.J. cerca comunque con la sua vocazione di dare un po’ di respiro e di accoglienza a chi ha bisogno di re-incontrare Cristo, offre momenti di preghiera e con la sua gioia riesce a far sentire tutti a casa…

P. ha deciso che il bene della sua parrocchia viene prima del suo, passa intere giornate a distribuire generi alimentari agli abitanti della sua zona, senza chiedere nulla per sé…

Certo…il grigio c’è…ovunque! Ma non c’è solo quello!

Il problema qua, e forse non solo qua, è che è più facile vedere il grigio che viene messo in mostra che i colori nascosti dell’arcobaleno, che si mostrano solo se alzi la testa e solo per pochi attimi …

Se continuiamo a guardare i nostri piedi e a pensare solo ai problemi che ci sono, non facciamo altro che diventare grigi a nostra volta; se invece alziamo lo sguardo e andiamo oltre al grigiume, riusciamo anche ad ammirare il valore incredibile delle persone che abbiamo davanti.

…perché è difficile amarli e farsi prossimi

quando non riusciamo a vederli come totalità, come persone,

se continuiamo a identificarli come “il loro problema” o “la loro qualità”…


… amando ognuno come persona, valorizziamo coloro che incontriamo …

E in questo modo riusciamo a colorare sempre più quel grigio da cui ormai ci si sente un po’ invischiati anche noi.



lunedì 26 novembre 2012

giovedì 22 novembre 2012

Domnul sef


Quando ti prepari per andare in missione (n.d.r. “svolgere un compito particolare fuori dalla sede abituale di lavoro”, nel nostro caso in Moldova) sei concentrato sugli obiettivi, le persone da incontrare, i progetti da conoscere o da valutare.
Se poi la meta da raggiungere è abituale, non ti preoccupi troppo del contenuto della valigia. Sai che gli amici ti accoglieranno come in famiglia e non incontrerai ombre di cui aver paura.



Punti la sveglia alle 4.30, il decollo a Malpensa è previsto alle 8. Affronti la fatica con serenità, perché hai la certezza che alla fine della giornata varcherai senza incertezze la soglia di casa.
Ad avere un po’ più di tempo, avrei corredato il post di una musica strappalacrime ma si sa, “noi abbiamo gli orologi…sono gli africani che hanno il tempo”.

Anche M&M&M, nonostante quintali di formazione interculturale, non hanno avuto il tempo…di pagare la bolletta della luce!!!!!!!

E così da un paio di giorni mi tocca condividere con il collega (altro M, un incubo!), in una romantica atmosfera, gli spazi vitali (ma proprio TUTTI) che una casa può offrire.
Per rimediare al nefasto scarto culturale, M cerca di rimediare colorandosi di nero e colorando M che stoicamente non oppone resistenza.


Decidiamo di immergerci nella cultura moldava e accogliamo con piacere la proposta di una cena in un locale non propriamente turistico. La città riserva sempre sorprese e così, mentre ci incamminiamo verso la ridente trattoria “Più sotto del bagno” (c’è poco da ridere…), rimaniamo colpiti da almeno un paio di stranezze.

La prima

La seconda merita il lancio di un nuovo concorso (scrivere le ipotesi nei commenti al post): 
cosa rappresenta questo cartello stradale?




La serata scorre piacevolmente…in particolare per M e M a turno vengono abbordati da un cortese quanto brillo signore che, ebbro di felicità, ci dona una caraffa di vino della casa!
Si torna a casa e ci si prepara all’evento della settimana:  tutto l’ufficio è fibrillazione per la conferenza che racconterà pubblicamente gli esiti di anni di un processo di lavoro promosso dalla chiesa locale e condiviso con generazioni di SCE.
Un manifesto pubblicitario ci ricorda che qui la strada da percorrere è ancora lunga…

Verso l'Europa: verso un futuro decente
Ore 7, suona la sveglia! Abbiamo messo in valigia il vestito della festa e finalmente, ora che la luce è tornata, possiamo guardarci allo specchio per farci belli.


La sala è gremita, gli studenti dell’Università che ci ospita, gli operatori sociali e le autorità ascoltano con attenzione i relatori. M termina il suo intervento tra gli applausi, gli amici di Diaconia sono contenti! 


Ora però pubblico il post che stasera si festeggia!


p.s. Dimenticavo. Questa volta mi porto a casa una  gratificazione grande almeno quanto il risotto alla salsiccia e il tiramisù cucinati da M. Il mitico signor Jacob, uomo tuttofare nonché “agente immobiliare nostrano”, interpellato per l’emergenza buio, entra in casa Caritas, mi riconosce (!?!), interrompe il vano tentativo di aggirare l’embargo dell’ENEL locale (collegando un numero imprecisato di prolunghe) e mi saluta dicendo: “Buna ziua domnul sef!"(buona sera signor capo!.
Questo si che è sentirsi a casa!

lunedì 19 novembre 2012

Una striscia rosso sangue…

Gaza non propriamente in prima pagina!
Premessa
Si sa che i media nostrani sono sempre un po’ riservati nel parlar di “cose lontane” per umiltà, poca conoscenza o semplicemente perché i corrispondenti sono un lusso e costano e oggigiorno le notizie fanno fatica a pagarsi… Quindi prima di addentrarci in questa selva oscura di dichiarazioni dei vari potenti di turno circa quanto sta succedendo in Medio Oriente, riportiamo oggi (data astrale 19 novembre 2012) ciò che viene titolata come prima notizia sulle Home Page dei principali quotidiani nazionali.

La Stampa, La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Giornale, Libero, Il Messaggero, il Fatto Quotidiano, Il Sole 24 ore
Sequestro Spinelli: il cassiere di Berlusconi rapito per alcune ore nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, per un dossier che potrebbe ribaltare la sentenza Lodo Mondadori...! Gli indagati avrebbero chiesto come estorsione 35 milioni di € in cambio di carte importanti per Berlusconi contro De Benedetti.
 
 


Chi apre su Gaza e la nuova guerra in Medio Oriente sono “il diavolo e l’acqua santa”: Il Manifesto e Avvenire.



Non è per stilare una classifica ma solo per registrare un dato di fatto. La notizia dei bombardamenti su Gaza e Israele viene citata da tutti come seconda, terza o più giù, e se si va a leggere nelle rispettive pagine degli Esteri la troviamo. Ma in che modo? E cosa si sottolinea?

Tutti cercano di descrivere la complessa situazione e per non rischiare di essere di parte quello che ci vuole è una bella equidistanza che convinca i lettori da che parte sta il male e da quale il bene. Quasi mai l’operazione riesce a ricordare quali siano i diritti e doveri di ciascuno!
In modalità random sottolineiamo e commentiamo le interessanti dichiarazioni di “autorevoli” esponenti della politica internazionale, lasciando a ciascuno la riflessione sull'opportunità delle stesse. Noi speriamo siano frutti di errori di traduzione...

N. d. A. Alcune meriterebbero di essere segnalate su un blog leggermente satirico come Spinoza!
da Il Corriere della Sera

«Hamas apre il fuoco dalle aree civili e colpisce la propria gente». Per Catherine Ashton, Alto Rappresentante per la Politica Estera dell'Ue, serve «una soluzione a lungo termine che assicuri pace e sicurezza alla gente che vive in quella zona». Quanto è lungo il termine? Quale zona?
Mentre Terzi, il Ministro degli Esteri Italiano, annuncia che «ci sono le premesse perchè si arrivi a una tregua nelle prossime ore», ma Israele può «autolimitare la sua forza solo se c'è sicurezza assoluta che i lanci di missili non si ripetano».

Autolimitare? Forse bombardando a giorni alterni così il PM10 delle polveri sottili non aumenta...
ISRAELE - Mentre le offensive continuano, secondo un sondaggio del quotidiano Haaretz, l'84% degli israeliani appoggia l'operazione «Colonna di nuvola», contro un 12% che la rifiuta. A schierarsi per un attacco via terra su Gaza è solamente il 30% del campione di israeliani consultato dal giornale, mentre il 39% intende continuare solo con gli attacchi aerei. Intanto per il figlio di Sharon, Gilad, bisognerebbe radere al suolo tutta Gaza. Perché «gli americani non si sono fermati a Hiroshima: i giapponesi non si stavano arrendendo abbastanza in fretta, così hanno colpito anche Nagasaki».

Certo sarebbe interessante sentire il parere dei Giapponesi, ma la storia non la scrive chi perde la guerra...



da La Stampa
Rasmussen, Segretario Generale della Nato: «Sono molto preoccupato per l’escalation» a Gaza, dove da una parte «gli attacchi contro Israele devono cessare» e dall’altra «la comunità internazionale si aspetta che Israele mostri moderazione».

Forse "modearazione" significa: "Ragazzi, l’accordo è semplice: basta razzi. E noi sganciamo ordigni light".
Ban Ki-moon ha parlato mentre era diretto per Il Cairo dove si unirà ai colloqui in corso per una possibile tregua. Il Segretario delle Nazioni Unite ha lanciato un appello per un cessate il fuoco immediato.

Certo che se ci si mette anche l’Onu a lanciare qualcosa… Provare a stare un po’ fermi ed azionare solo il cervello?


da Il Giornale

Un comunicato del portavoce militare israeliano traccia una sorta di riassunto dell'operazione "Colonna di nuvola": "L'aviazione israeliana ha colpito 1.350 "siti terroristici". Nella notte ne sono stati centrati 80: fra questi rampe sotterranee di lanci di razzi; tunnel utilizzati a fini terroristici; basi di addestramento e cellule impegnate nel lancio di razzi".   

Oltre ad un certo numero di civili che abitano in quei quartieri… Con tutto lo spazio e la terra che ci sono a Gaza dove poter sopravvivere! A proposito, ma l’operazione non si chiamava “pilastro di difesa”?
Gli emissari della Lega Araba saranno domani a Gaza, mentre ieri Laurent Fabius, il Ministro degli Esteri francese, ha incontrato Netanyahu: «La guerra deve essere evitata», ha detto. Quello che la comunità internazionale cerca in queste ore di evitare è un'offensiva di terra israeliana.

Oui, bien sûr, la guerre doit être évitée, les bombardements sont une autre chose...!
Ieri il Presidente americano Obama, pur difendendo il diritto d'Israele a difendersi dal lancio di razzi, ha detto che un'incursione di terra rischia di gonfiare il numero delle vittime. William Hague è andato oltre. Anche il Ministro degli Esteri britannico ha rinnovato il proprio sostegno a Israele per poi però ricordare che un'invasione costerebbe al governo di Netanyahu l'appoggio internazionale.

Certo che il rischio di “gonfiare” il numero delle vittime è troppo anche per un Premio Nobel della Pace!
 
 
da Libero

Il quotidiano Haaretz sottolinea che l’operazione «Pilastro di Difesa» può aprire la strada ai raid contro i siti atomici iraniani anche se sul piano militare si tratta di operazioni molto diverse tra loro. Il rischio è semmai che una lunga battaglia a Gaza (il comando israeliano ha avvertito la popolazione di prepararsi ad almeno sette settimane di guerra) allarghi il conflitto all’Egitto, agli Hezbollah libanesi o allo stesso Iran. Uno scenario che infuocherebbe il Medio Oriente facendo quasi dimenticare la guerra civile siriana ma che potrebbe concretizzarsi solo se Washington si smarcasse dall’alleanza storica con Israele. Forse proprio per questo la Jihad Islamica palestinese non crede che gli israeliani facciano sul serio e valuta la minaccia di un assalto a Gaza e il richiamo dei riservisti. «Azioni di guerra psicologica», come ha detto Ahmad al Mudallal all'agenzia iraniana Fars. «Non vorremo entrare a Gaza ma lo faremo se nelle prossime 24-36 ore saranno lanciati altri razzi contro di noi», ha dichiarato invece alla CNN il Vice Ministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon. Presto vedremo chi sta bluffando.
Ci risiamo. Non si chiama “colonna di nuvola”. Il  Mossad poteva chiamarla "guerra"... Quanto ad umorismo quelli dei servizi si dimostrano original yiddish!

Meno male che si sono organizzati in sole sette settimane di guerra; nel frattempo aspettiamo di vedere chi bluffa!
 
Una cosa è certa: sia i civili palestinesi sia quelli israeliani stanno subendo la tragica guerra in corso in Medio Oriente tra Hamas e le forze armate israeliane; entrambi sono vittime della cecità e mediocrità dei rispettivi governi e politici. Sembra proprio che questi governanti non vogliano sedersi ad un tavolo a parlare di un futuro di pace. La posizione di forza e la conseguente azione israeliana non solo sono sproporzionate, ma non porteranno a nessuna vittoria. Anche i razzi di Hamas contro Israele hanno ucciso e continueranno a farlo!

Vedo difficile parlare sempre e solo di legittima difesa, ritorsioni, diritti e mai parlare di accettare l’altro. Se si fa di tutto per convincere la propria opinione pubblica che il male sta solo dall’altra parte, prima o poi tutti ci crederanno e allora sarà solo arrivato il tempo di scegliere su quale fronte combattere. Forse è quello che potrebbe evitare una “fantomatica” Comunità Internazionale, che, invece di calcolare le opportunità di real politik, dovrebbe solo guardare all’unica opportunità che ci compete: quella di cercare in ogni modo di umanizzare le vite di ciascuno perché la pace e la salvezza riguardano tutti noi oppure sarà solo questione di tempo e il vento farà il suo giro!

Per tutti noi forse vale la pena di questi tempi rileggere il discorso per la festa di Sant'Ambrogio fatto nel 2001 dall’allora Cardinale Carlo Maria Martini  su terrorismo, ritorsione, legittima difesa, guerra e pace.
Alberto

La comparsa

Tra le forme d'arte che il mio mondo mi ha regalato, quella cinematografica è forse la più vicina a me per la sua completezza, il suo impatto sensoriale, la sua immediatezza ricercata. Mi piace osservare i visi degli attori, le loro espressioni, la loro finta verità.

Più di tutto, in ogni genere di film, sin da bambina, il mio interesse veniva catturato dai luoghi in cui l'azione si sviluppava e da quel numero infinito di persone che li popolavano: la stazione centrale di New York, le spiagge di una costa francese, i mercati rionali italiani, e tutti quegli omini indaffarati sullo sfondo che pensano solo a correre per andare a lavoro, prendere il sole o tuffarsi in acqua, fare la spesa; il tutto mentre gli attori protagonisti si impegnano a portare avanti la trama.

Mi domandavo se fossero stati filmati a loro insaputa mentre si trovavano lì, troppo immersi nelle loro attività quotidiane per accorgersi di una cinepresa.

E adesso mi trovo qui, e ho l'impressione di essere una di loro. Una di quelle comparse.

Tra stage, formazione, rientri per/dall'Italia (previsti e non), sono stata catapultata in un film in cui non avevo scelto di avere una parte, in un Congo che non era il mio.

Nel mio Congo la terra è rossa, il caldo è esagerato, il fiume è segnato dai percorsi delle piroghe, i visi pallidi sono pochi.


Nell'altro Congo polvere e paesaggio sono nerissimi, così come le strade attraversate da antenati della bicicletta in legno, da minibus che traboccano di gente, da camion carichi di ogni che, da fuoristrada sensazionali con il logo di una delle troppe ONG che hanno sede a Goma. Alle baracche (che poco hanno a che vedere con la fierezza e la dignità delle povere abitazioni kindulesi) si alternano simil-castelli avvolti nel filo spinato. Troppi dispongono di armi. Siano essi Caschi blu, siano essi centinaia di militari dell'esercito sparsi per la città, siano essi chi, non ci è dato sapere. Ci sono camioncini blindati, carri armati carichi di soldati UN tanto contenti dei loro stipendi, quanto ignari della ragione della loro presenza lì.

Ho avuto un impatto forte con l'altro Congo. Laddove anche passeggiare diventa un'attività pericolosa, ho avvertito una difficoltà estrema a conoscere e far mie le strade: se non lascio le mie impronte, come faccio a ritrovare il mio cammino?

Goma è una città in cui l'odore della guerra incombente è così forte che quasi non si riesce a respirare.

Eppure non mi ha lasciato un gusto amaro. Mi ha concesso il tempo di assaporare lentamente le sue rivelazioni.

Di giorno osservo questi congolesi di frontiera, che come delle formichine invadono e popolano Goma e la abbandonano di notte alla volta della più sicura e vicina Gyseni. E quelli che, invece, fanno il percorso opposto, per andare ad acquistare merce ruandese per poi rivenderla in Congo. Ma sono dei veri Congolesi? O è più corretto definirli Ruandesi? Certo il loro passaporto potrebbe darmi una risposta. Ma no. Questi popoli apparentemente nemici, appartengono alle loro terre e alla loro gente. E solo una stupida logica politica, intrisa di storia mal raccontata e di retaggio coloniale, può dare un senso plausibile a questi quesiti.

Di sera, invece, il coprifuoco costringe alla ritirata a casa e mi ridona il senso del buio, della notte, del calore domestico.

E piano piano scopro un sapore dell'altro Congo non cattivo, semplicemente diverso. Un po' come il sombe: chi arriva a Kindu dice che il suo sapore è diverso, più selvaggio. Le foglie di manioca sono le stesse, l'aspetto è identico, eppure..

L'aria cambia. E così la scenografia.

Con un aeroplanino UN sorvolo kilometri di terra inaccessibile e disabitata, rientro nella mia incantevole quanto isolata Kindu, abbracciata dal suo fiume e da una foresta equatoriale che tutto donano ai loro abitanti. Li ritrovo tutti lì, sempre in movimento nella loro immobilità forzata, e apprezzo la loro unicità culturale, affettiva e spirituale.

Sono in un altro film?

Forse sì.

Io sono ancora una comparsa. Che passa meno inosservata per via della sua pelle bianca (che poi tanto bianca non è).

Senza di me il film era cominciato. E così va avanti. Ma che occasione incredibile avere una particina in questa opera d'arte.



Chiara