mercoledì 30 maggio 2012

Di tutto un po...st

29/05/2012  Modena

Appena tornata incredibilmente illesa da un posto pericolosisimooo! dove la gente ti assalta per strada, ti rapina, ti deruba, dove l'aqua torrenziale della stagione delle pioggie si porta via tutto e i capricci della terra fanno crollare e radono al suolo intere città... mi ritrovo qui, nella mia terra natale, a ballare con un ritmo sconosciuto insieme a famigliari, amici, concittadini ormai stanchi e spaventati... guarda un po' le assurde capriole del vento e del destino!

 

Dal giardino - perchè fuori si sta, in città sembra che abbiano proclamato un nuovo Festival dell'Aria Aperta! e invece no, è solo il terremoto - con un lieve giramento di testa, ormai fisso dopo le tre scosse di oggi, e un discreto senso di impotenza, mi viene in mente che prima di partire, cioè di tornare, cioè...boh! volevo scrivere un post, di saluto al Nicaragua, di riflessione sulla speranza, sul senso del nostro servizio, sul senso..

Ma forse ora, vista la situazione, non ci sta.

O forse ci sta.


E allora mi faccio aiutare dalle voci dei bimbi del Guís:







Mi faccio aiutare dalla parole di Enzo Bianchi, che ho riscoperto, grazie al regalo di un'amica, durante la mia permanenza in terra nica:

«Ma la speranza nasce quando si prende posizione riguardo al futuro, quando si pensa che un avvenire sia ancora possibile per un individuo, una società, l'umanità intera: si tratta di vedere oggi per il domani. Scegliere di sperare significa decidersi per una responsabilità, per un impegno riguardo al destino comune, significa educare le nuove generazioni trasmettendo loro la capacità di ascoltare e di guardare l'altro: quando due esseri umani si ascoltano e si guardano con stupore e interesse, allora nasce e cresce la speranza [...] Sperare è possibile solo se si spera per tutti» (E. Bianchi, Ogni cosa alla sua stagione).


Mi faccio aiutare da un'immagine, un murales di Ciudad Sandino, comprensibile anche agli analfabeti...

mercoledì 23 maggio 2012

ti vedo scritta su tutti i muri

Secondo la mia lonely planet 'nulla riesce a catturare lo spirito, la creatività e la passione politica dei nicaraguensi quanto il loro amore per i murales'. 
 

In effetti, è impossibile non imbattersi continuamente in muri dai colori accesi, scritti e disegnati con cura e talento. Toglietevi dalla testa graffiti e writers. Nati come strumento di diffusione del messaggio rivoluzionario sandinista ad una popolazione in gran parte analfabeta, i murales nica sono rimasti a celebrare i giorni della rivoluzione, gli eventi importanti, la turbolenta storia di questo piccolo Paese.

Il centro della città di Léon ne è uno dei maggiori esempi; tra gli altri, il murales che racconta tutta la storia del Nicaragua (rigorosamente da farsi spiegare da un nica...).


I murales del Nicaragua sono una parte importante della sua storia e della sua cultura, tanto che negli ultimi anni e da molte parti ci si mobilita perché questa testimonianza non vada persa. Oggi la tradizione continua, si continuano a riempire i muri di disegni e scritte colorate, con i quali trasmettere messaggi sociali o ambientali.




Questo post potrebbe finire qui e aver raccontato un pezzetto della cultura nica, quel tocco di colore che accompagna sempre il nostro immaginario del Centroamerica.


Però.



Come per tutto, qui, c'è ovviamente l'altra faccia della medaglia!

Se diciamo che sono un elemento della cultura,  lo sono anche in altri suoi aspetti, meno alti e romantici.

 
 



E quindi… Via! CocaCola, Parmalat, latte in polvere Nestlé, Caffè Presto (sempre Nestlé), preparati Maggi (idem), etc.
La globalizzazione (leggi imperialismo economico?) si manifesta anche qui, anche così. Le tante 'pulperie', negozietti ricavati da una stanza della casa che dà direttamente sulla strada, sempre con grata d'ordinanza, sfoggiano le marche più note con relative pubblicità direttamente pitturate sui muri e ogni parete verticale è buona per diventare uno spazio pubblicitario, risparmiando anche sul cartellone.
A testimonianza per gli anni a venire di uno degli aspetti del Nicaragua di oggi: l'inseguimento di un pessimo modello di consumo, il nostro, del consumismo sfrenato appiattito sulle grosse multinazionali,  insostenibile per il secondo Paese più povero dell'America Latina.



Possiamo tralasciare la propaganda politica...? certo che no.



È proprio il caso di dire che qui i muri possono parlare.


venerdì 18 maggio 2012

GUESS WHAT?

 Ed eccoci qui dopo 3 mesi di Kenya, pronte a ripartire per l'Italia cariche di cose da mettere in valigia...
Sì, ma  quali cose? E soprattutto quale valigia?
Ah già, dimenticavo, ci hanno appena SVALIGIATO :)



All we have



giovedì 17 maggio 2012

Cos'è il Centro Maternale "In braccio alla mamma"?


 Avere le mani in pasta
 Sporcarsi le mani
 ..e i piedi(ni)
 Affiancare con discrezione
 misurando ogni passo in avanti
 e lasciando anche spiccare il volo!
 Condividere la gioia delle feste
 e la cura dei piccoli
ma soprattutto è: tanti bambini!

venerdì 11 maggio 2012

Questo post è un post

ITALIANA MEDIA: <<Buono. Oggi il pesce ha un sapore eccezionale! Che pesce è?>>

KINDULESE MEDIO: <<Un pesce.>>

ITALIANA MEDIA: <<Wow. Quel fiore rosa è meraviglioso. Come si chiama?>>

KINDULESE MEDIO: <<Fiore rosa.>>

ITALIANA MEDIA: <<Ah, sai! Ieri ho mangiato dei buonissimi petits bignés. Che nome hanno in swahili?>>

KINDULESE MEDIO: <<Petits bignés.>>

Ogni giorno un sapore, un colore, una forma diversa.

E in effetti serve poi a molto classificarli?

Il sole di oggi non è mai uguale a quello di domani. Ed è sempre sole.

Le nuvole a forma di elefante, sono un momento dopo il volto di un uomo anziano. E sono sempre nuvole.

Ieri Chiara era terun, e oggi è una mzungu; ed è sempre Chiara.

Se badiamo meno al nome, forse godiamo di più della sorpresa che ogni nuovo giorno ci regala.

ITALIANA MEDIA-KINDULESE MEDIO 0-1

Senza una via...

La scorsa settimana per la seconda volta siamo stati in visita in un internat per proporre alle ragazze di entrare a far parte del progetto “Spre indipendenta”. Questa volta a differenza dell'altra abbiamo anche parlato individualmente con le ragazze perché l'internat è lontano da Orhei e quindi potrebbero non esserci altre occasioni.

I colloqui con queste sei ragazze ci hanno offerto un piccolo spaccato di quello che è un internat, sicuramente ci hanno permesso di capire di più ma soprattutto ci hanno toccato dentro. Tutte le storie delle ragazze non sono delle più facili, colpisce che nessuna di loro sia orfana ma che tutte quante siano state portate all'internat dalle famiglie.

La storia che però più di tutte ci ha toccato è quella di N., una ragazzina di 18 anni portata all'internat dalla madre ormai alcuni anni fa. Suo padre è un alcolista, violento con la madre e con lei e non lavora da molto tempo. Sua madre lavora come venditrice in un negozio di materiali per la costruzione. La madre di N. e sua sorella di 10 anni vivono ormai fuori di casa e sono ospitati dalla nonna. Quello che rende la storia di N. più difficile da digerire è che lei, oltre ad avere una famiglia con tanti problemi come le sue compagne, ha anche un ritardo mentale abbastanza evidente e un handicap fisico ai piedi (che non le permette di stare in piedi per molto) e probabilmente in maniera più ridotta anche alle mani. In un paese come questo dove chi si impegna non trova sbocchi e chi esce dagli Internat ha ancor meno possibilità, che possibilità ha una ragazza con questa storia?

Il nostro interrogativo è stato questo, provato insieme all'impotenza di fronte ad una situazione che anche il progetto che andavamo a proporre (studiato proprio per ragazze uscite dagli internat) avrebbe difficoltà a gestire. N. vorrebbe fare la sarta (come tante ragazze dall'appartamento hanno imparato a fare) ma non ha mai neanche provato a cucire, lei più di tutte avrebbe bisogno di un aiuto ma non so se “Spre indipendenta” potrebbe esserle utile. Una storia come questa ti colpisce, ma ti spinge anche, ti spinge a dare il massimo, a lavorare perché le persone abbiano possibilità. I progetti nei quali lavoriamo vogliono proprio questo, ridare delle possibilità a persone che non le hanno.

sabato 5 maggio 2012

Happiness is...

... la riserva d'acqua di Palazzo Carafa piena, dopo 10 giorni senza acqua corrente.
Durata dell'attività: tutta la giornata.
Causa: Flusso discontinuo dell'acqua.





....lavare la pila di panni sporchi accumulata durante la settimana senza acqua.
Durata dell'attività: tutta la giornata.
Causa: irriducibili macchie di fango procurate durante le passeggiate in quel di Kamiti sotto la pioggia torrenziale e ... flusso discontinuo dell'acqua!






...preparare la pizza.
Durata dell'attività: tutto il pomeriggio.
Causa: flusso discontinuo dell'elettricità.





...real when is shared!
Durata dell'attività: 24 ore su 24!
Causa: la scelta di Mauricius.


una cartolina...

     ...poco cartolina..
                    ....ma molto nica...



venerdì 4 maggio 2012

PACE MUNCA MAI PACE LAVORO MAGGIO

“Un lavoro decente per una vita decente”: questo è il titolo della giornata internazionale di solidarietà dei lavoratori. Il primo maggio in Moldova non si lavora, così posso partecipare alla manifestazione organizzata nella Piazza delle Grandi Adunate Nazionali. La festa è percepita da molti – ne parliamo oggi con la prof di lingua rumena – come una festa comunista, anche se di fatto il lavoro riguarda tutti. La manifestazione incomincia con alcuni cantanti, continua con alcune dichiarazioni ufficiali, ha il suo culmine nei balli tradizionali e quando ormai sta per volgere al termine è disturbata da alcuni isolati comunisti che fischiano (con cartelloni in russo che non posso capire, tranne uno in rumeno che dice: “il potere ai milioni (di persone), non ai milionari”) zittiti dagli altri: un doi, comuniştii la gunoi (uno, due, comunisti alla spazzatura).
Mi stupisco dell’esiguità dei contro-manifestanti: dove sono finite le centinaia di persone che manifestavano tutti i sabato prima della elezione del nuovo Presidente? Ma eccoli arrivare: sono tantissimi e ripetono gli stessi slogans di qualche sabato fa: jos alianţa (abbasso l’Alleanza per l’Integrazione Europea, la coalizione al governo), dimissioni, mol-do-va; mol-do-va. La magia della festa (in cui comunque si parlava di un grande problema che malauguratamente ora coinvolge non più soltanto uno dei paesi più poveri d’Europa) è rovinata dalla consapevolezza di una drammatica spaccatura interna. La novità (mi sembra di ricordare) rispetto a qualche sabato fa è il proliferare di bandiere rosso-blu, appartenenti al principato di Moldova. Nemmeno la bandiera è uguale per tutti. Molti sfoggiano anche dei nastri giallo-nero, simbolo del Giorno della Vittoria, ma questa festa ve la racconto un’altra volta.