(Libano, 4°
giorno di cantiere)
Inauguriamo il mese d’agosto giocando con i bambini a “Un, due, tre… Stella!”, chiacchierando con le donne e scattando loro qualche foto. È incredibile vedere come questi bambini riescano a divertirsi con giochi molto semplici e viene spontaneo pensare ai bambini di casa nostra, sempre a caccia dell’ultimo modello di Playstation o di giochi di marca iper-sofisticati. È sorprendente anche vedere quanto sia facile e immediato l’approccio con le donne: anche se non ci conoscono e non sanno niente di noi basta un sorriso perché ti invitino a seder loro accanto, comincino ad abbracciarti e a ridere con te. Questo atteggiamento rende superabili le barriere linguistiche ma soprattutto ci si rende conto di quanto queste persone, donne e bambini, siano affamati di affetto e di attenzione, che sono naturalmente spinti a cercare in noi, lì apposta per loro. I bambini naturalmente richiedono molte energie e la difficoltà sta nel porre loro dei limiti e nel saper loro dire “Basta” al momento giusto. Nel pomeriggio, durante la riunione con lo staff, ci fa piacere vedere come le responsabili ci prendano molto sul serio, dando credito alle nostre idee e lasciandoci spazi per intervenire. Viene spontaneo pensare a quanto sia difficile gestire un Centro come questo, a quanto impegno richieda, ma N., M. ed E. sono donne forti e competenti nella loro professione. Più tardi si continua con giochi e chiacchiere e la sera usciamo tutti insieme a visitare un luogo santo per i fedeli cristiani libanesi, la città natale di San Charbel Makhlouf. Abbiamo l’opportunità di visitare la chiesa dedicata al santo eremita e ciò che colpisce è l’atteggiamento di preghiera intensa e silenziosa dei fedeli nella piccola chiesa di pietra, illuminata da una luce soffusa nella notte. Si percepisce un grande senso di pace e anche noi sostiamo qualche attimo in raccoglimento, radunando nuove forze per le attività dell’indomani.
Elisa
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