Panta Rei, "tutto scorre", diceva un
vecchio filosofo dell'antica Grecia….
Sì, ma a quale velocità?
L'altra sera in una delle conversazioni via
skype con un altro saggio, altrettanto vecchio, "Il Bettiga", la mia attenzione
si è soffermata sulla frase: “Lo so, sei ripartita da poco meno di un mese, ma
sembra passata un'eternità.”
E su questa percezione temporale di eternità ha
iniziato a vagare la mia mente...
Sembra passata un'eternità da quando
preoccupata mi documentavo sulle vaccinazioni da fare per partire per il Kenya.
Ora sono in un posto dove queste vaccinazioni
non servono.
Sembra passata un'eternità da quando i miei
piedi a fine giornata si coloravano di rosso, come la terra del quartiere di
Kamiti Prisons.
Ora sono in un posto dove i piedi a fine
giornata sono (tendenzialmente) puliti.
Sembra passata un'eternità da quando la parola "mzungu" in alcuni momenti mi dava gioia, in altri irritazione.
Ora sono in un posto dove dal colore della mia
pelle non si capisce che sono diversa…
Sembra passata un'eternità da quando
passeggiando per Kamiti iniziavano le litanie dei saluti: "Habari! Nzuri Sana!". Lo stesso saluto assumeva significati diversi se rivolto ad un ascari (guardia) o ad
un carcerato: rispetto nel primo caso, espressione di considerazione nel
secondo…
Ora sono in un posto dove saluto solamente chi
conosco.
Sembra passata un'eternità da quando la Messa
della domenica poteva iniziare nel lasso di tempo tra le nove e mezza e le
undici…
Ora sono in un posto, dove la Messa in polacco/
russo/ romeno/ italiano inizia alle 9.
Sembra passata un'eternità da quando guardando
fuori dal finestrino del matatu, rigorosamente con la musica “maranza tunz tunz” come piaceva alla mia cara Bea, vedevo
tantissime persone ai bordi della strada che camminavano..camminavano..camminavano.. avendo chiaro in mente la loro meta.
Ora sono in un posto dove se ti allontani
dalla capitale le strade sono deserte…e di conseguenza comprendi il
significato della frase: un quarto della popolazione moldava è migrata
all'estero.
Sembra passata un'eternità da quando turbata da
eventi e scelte che non potevo comprendere ripetevo la preghiera che Sister
Rachel ci aveva insegnato:
"Signore, donami la serenità per accettare la
cose che non posso cambiare; donami il coraggio, per cambiare quelle che posso
e la saggezza per saper riconoscere la differenza".
Ora sono in un posto dove osservo, ascolto e raccolgo informazioni
per iniziare a capire esattamente dove sono.
Sembra passata un'eternità da quando i giorni
di riposo diventavano giorni di puro lavoro per riempire bottiglie e taniche
d’acqua.
Ora sono in un posto dove la riserva d'acqua nel frigorifero (e fuori) è diventata oggetto di battute
scherzose.
Sembra passata un'eternità da quando tutte le
mattine riempivo la mia chupa (bottiglia) per non rimanere senza acqua.
Ora sono in un posto dove il tormentone chupa
ha caratterizzato il cantiere della solidarietà Moldova 2012.
Sembra passata un'eternità da quando la frase
NINALIMA SHAMBA E NINAPANDA SHAMBA (zappo l'orto e semino l'orto) sotto il sole
delle 14, era in realtà una tra le attività principali della Cafasso House
durante la stagione delle piogge.
Ora sono in un posto dove non esiste la
stagione delle piogge, ma un inverno piuttosto freddino.
Sembra passata un'eternità da quando ascoltando
le persone che parlavano della pioggia, la consideravano come una benedizione divina.
Ora sono in un posto dove si sta vivendo
l’estate più calda dell’ultimo secolo.
Sembra passata un'eternità da quando i messaggi
"please call me" erano oggetto di preoccupazione, ma anche di scherzo.
Ora sono in un posto, dove meno di 5 persone
hanno il mio numero.
Sembra passata un'eternità da quando la piccola
Becki mi correva incontro felice di ricevere un abbraccio.
Ora sono in un posto dove i bambini che
incontrerò saranno quelli del Centro Maternale.
Sembra passata un’eternità da quando i Cafasso
boys mi chiamavano Nyanya (nonna).
Ora sono in un posto dove il mio nome è Maria
Trandafir.
Sembra passata un’eternità da quando, rientrata in Italia, ho
sentito l’affetto e la preoccupazione di chi mi stava vicino senza chiedere
troppo.
Ora sono in un posto dove anche i miei nuovi compagni di avventura
accettano silenziosi qualche momento pensieroso.
Sembra passata un’eternità da quando le Carafa girls condividevano
ogni imprevisto ed ogni (raro) momento di spensieratezza.
Ora sono in un posto dove questa condivisione non si è interrotta
e prosegue a distanza:
Chisinau-Kindu.
Tutto scorre, ma a quale velocità? …forse a ritmo lento, per poter
comprendere giorno dopo giorno il senso e gli insegnamenti di questo insolito servizio civile.
Uno dei migliori post mai scritti sul nostro blog, non fosse altro che per la citazione filosofica degna di nota. Ora aspettiamo con ansia la prossima produzione keniota-chisinauense della fatina delle ciupe ;)
RispondiEliminaChe esperienze importanti state vivendo.
RispondiEliminaSei tu la ragazza con la camicetta rossa ripresa durante un’esibizione di Karate?
Cintura?
Ti sceglierei come testimone altre mille volte...per la tua intelligenza, per il tuo lessico, per le tue riflessioni, per quanto sei profonda ed emotivamente speciale. Queste parole mi fanno ricordare chi sei. e' una fortuna starti accanto miss bettiga....nella salute e nella malattia ;-)
RispondiEliminaTi sceglierei come testimone altre mille volte...per la tua intelligenza, per il tuo lessico, per le tue riflessioni, per quanto sei profonda ed emotivamente speciale. Queste parole mi fanno ricordare chi sei. e' una fortuna starti accanto miss bettiga....nella salute e nella malattia ;-)
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