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mercoledì 9 gennaio 2013

un anno in due valigie


Fatte le valigie per inviarle a Goma…sì una settimana prima della nostra effettiva partenza da Kindu, perché con l’aereo UN possiamo portare solo 15 kg…
Così proviamo ad infilare un anno in due valigie. 
Strano. 
Vorrei portarmi via tutto, ogni albero, ogni foglia, ogni seme e frutto. Ogni tonalità di verde di questa incredibile foresta.
Ogni sole rosso, al tramonto, ogni sfumatura su queste nuvole disegnate.
Ogni setaccio e ogni donna che setaccia il riso fuori dalla sua semplice e dignitosissima casa di fango. Ogni inconfondibile suono di riso setacciato.
Ma forse invece vorrei viaggiare leggera, serbando tutto solo negli occhi e nel cuore, sperando che i ricordi scorrano nel sangue ed escano quando li si richiama alla luce.
Le stelle stasera brillano così forte, che vorrei il mondo vicino, per sentire con me questo sentimento d’immenso, che si prova dopo un anno speciale.
Vicino, solo per ascoltare il silenzio e il ronzio dei pensieri, il volo dei sogni. Nessun racconto, nessun consiglio. Sentire la vita che pulsa, dal cielo alla terra, ed esserne grati.
Chiudo le valigie, così vuote, ma già così troppo piene.

lunedì 19 novembre 2012

La comparsa

Tra le forme d'arte che il mio mondo mi ha regalato, quella cinematografica è forse la più vicina a me per la sua completezza, il suo impatto sensoriale, la sua immediatezza ricercata. Mi piace osservare i visi degli attori, le loro espressioni, la loro finta verità.

Più di tutto, in ogni genere di film, sin da bambina, il mio interesse veniva catturato dai luoghi in cui l'azione si sviluppava e da quel numero infinito di persone che li popolavano: la stazione centrale di New York, le spiagge di una costa francese, i mercati rionali italiani, e tutti quegli omini indaffarati sullo sfondo che pensano solo a correre per andare a lavoro, prendere il sole o tuffarsi in acqua, fare la spesa; il tutto mentre gli attori protagonisti si impegnano a portare avanti la trama.

Mi domandavo se fossero stati filmati a loro insaputa mentre si trovavano lì, troppo immersi nelle loro attività quotidiane per accorgersi di una cinepresa.

E adesso mi trovo qui, e ho l'impressione di essere una di loro. Una di quelle comparse.

Tra stage, formazione, rientri per/dall'Italia (previsti e non), sono stata catapultata in un film in cui non avevo scelto di avere una parte, in un Congo che non era il mio.

Nel mio Congo la terra è rossa, il caldo è esagerato, il fiume è segnato dai percorsi delle piroghe, i visi pallidi sono pochi.


Nell'altro Congo polvere e paesaggio sono nerissimi, così come le strade attraversate da antenati della bicicletta in legno, da minibus che traboccano di gente, da camion carichi di ogni che, da fuoristrada sensazionali con il logo di una delle troppe ONG che hanno sede a Goma. Alle baracche (che poco hanno a che vedere con la fierezza e la dignità delle povere abitazioni kindulesi) si alternano simil-castelli avvolti nel filo spinato. Troppi dispongono di armi. Siano essi Caschi blu, siano essi centinaia di militari dell'esercito sparsi per la città, siano essi chi, non ci è dato sapere. Ci sono camioncini blindati, carri armati carichi di soldati UN tanto contenti dei loro stipendi, quanto ignari della ragione della loro presenza lì.

Ho avuto un impatto forte con l'altro Congo. Laddove anche passeggiare diventa un'attività pericolosa, ho avvertito una difficoltà estrema a conoscere e far mie le strade: se non lascio le mie impronte, come faccio a ritrovare il mio cammino?

Goma è una città in cui l'odore della guerra incombente è così forte che quasi non si riesce a respirare.

Eppure non mi ha lasciato un gusto amaro. Mi ha concesso il tempo di assaporare lentamente le sue rivelazioni.

Di giorno osservo questi congolesi di frontiera, che come delle formichine invadono e popolano Goma e la abbandonano di notte alla volta della più sicura e vicina Gyseni. E quelli che, invece, fanno il percorso opposto, per andare ad acquistare merce ruandese per poi rivenderla in Congo. Ma sono dei veri Congolesi? O è più corretto definirli Ruandesi? Certo il loro passaporto potrebbe darmi una risposta. Ma no. Questi popoli apparentemente nemici, appartengono alle loro terre e alla loro gente. E solo una stupida logica politica, intrisa di storia mal raccontata e di retaggio coloniale, può dare un senso plausibile a questi quesiti.

Di sera, invece, il coprifuoco costringe alla ritirata a casa e mi ridona il senso del buio, della notte, del calore domestico.

E piano piano scopro un sapore dell'altro Congo non cattivo, semplicemente diverso. Un po' come il sombe: chi arriva a Kindu dice che il suo sapore è diverso, più selvaggio. Le foglie di manioca sono le stesse, l'aspetto è identico, eppure..

L'aria cambia. E così la scenografia.

Con un aeroplanino UN sorvolo kilometri di terra inaccessibile e disabitata, rientro nella mia incantevole quanto isolata Kindu, abbracciata dal suo fiume e da una foresta equatoriale che tutto donano ai loro abitanti. Li ritrovo tutti lì, sempre in movimento nella loro immobilità forzata, e apprezzo la loro unicità culturale, affettiva e spirituale.

Sono in un altro film?

Forse sì.

Io sono ancora una comparsa. Che passa meno inosservata per via della sua pelle bianca (che poi tanto bianca non è).

Senza di me il film era cominciato. E così va avanti. Ma che occasione incredibile avere una particina in questa opera d'arte.



Chiara

venerdì 16 novembre 2012

Vita da SCE

Kindu, R.D. Congo [Foto di Magda]


Ido che lavora, abbarbicato sull’antenna



Donne che decorticano il riso
proveniente dai campi, rive droite


Giordania [Foto di Dario]
 
 

 



Nicaragua [Foto di Emilia]
 
Moise - el juego
 
La famiglia Brambilla
 
 
Nicaragua [Foto di Beatrice]
 
Piscina versione Guis

lunedì 8 ottobre 2012

C’è chi …pole pole


C’è chi sul blog posta a tutto spiano
E chi torna dopo mesi, dicendo piano piano.
C’è chi, mentre progetta da artista,
ha oggi già fama da primo turista,
decise: “Vado a Kindu, a trovare la morosa”,
del muzungu barbu si parla senza posa.
C’è chi va alle colonies a Lokando
in piroga per tre ore andando,
ma dopo cinque giorni di grandi giochi,
canti, balli e pure fuochi,
il nostro ritorno si prospetta
di sei ore buone senza fretta.
C’è chi cerca altrove un po’ di riposo
ma già lasciare Kindu è un lavoro faticoso.
C’è chi finalmente va in vacanza,
questo è un viaggio o forse una pietanza?
Bea, Chiara, Giacomo e Magda, i viaggiatori,
Un gruppo assortito con pochi precursori
-10 i giorni, 5 i mezzi di trasporto, 7 le città, 3 i paesi-
Questi alcuni ingredienti, più molti incontri inattesi:
-vedrete gli ippopotami a un palmo dal vostro naso!
“Ma no, a quest’ora non si trovano, vi pare il caso?”
C’è chi adora la capitale e fare festa,
chi ama invece i pigmei nella foresta,
con gli elefanti che in giardino gustano beati uno spuntino.
C’è chi chiama “Isola degli Uccelli”
un pezzo di terra abitato da enormi pipistrelli.
C’è chi “eravamo in 4 a ballare l’hulli gulli” (!??!!?)
e in 2 torniamo a Kindu tutte sole senza sballi.
C’è chi deve inviare mail con le foto allegate
ma i problemi dell’atmosfera lasciano fregate.
C’è chi pole pole si rimette a lavorare
E forse un giorno dalla radio vi potrà salutare.

lunedì 17 settembre 2012

Radio Kindu: Hit parade SCE - Congo

Ormai vicinissima (secondi i tempi africani) all'apertura, Radio Kindu comincia a collezionare i tormentoni dell'estate 2012 da tutto il mondo. Grazie ai suoi inviati speciali nelle zone più calde del mondo (Bolivia, Congo, Giordania, Moldova, Nicaragua) è lieta di presentarvi la Hit parade SCE che a breve pomperà nelle casse di tutte le piroghe del fiume Congo.

Cominciamo giocando in casa: Chiara, Magda e Bea da Kindu ci inviano questa hit!

In piroga, in moto, in véhicule e a piedi. Dans les boites, al ristorante, al mercato e in spiaggia, ovunque puoi ascoltare Sawa Sawa lè. E se non sai ballare, non ti devi preoccupare: basta muovere il bacino imitando il tuo vicino!



sabato 7 luglio 2012

Peke yangu ku Kindu ..o anche.. "seule comme une sorcière"


Finita la formazione in Italia, le due viaggiatrici ripartono alla volta del Congo.

Ancora prima di arrivare, l’influenza congolese si fa sentire: scendete a Entebbe(Uganda), invece che a Kigali(Rwanda). Per fortuna ve ne accorgete dopo pochi minuti e rimontate di corsa sull’aereo, con un po’ di strizza e, una volta sicure di ripartire, tante risate.

Enrico e Jules, a sorpresa, vi sono venuti a prendere e vi portano fino a Goma. Per te la partenza è prevista per due giorni dopo, mentre Chiara si ferma a Goma una decina di giorni per una formazione sul microcredito. Ma chi ti deve prenotare l’aereo sbaglia e prenota un posto sul volo Kindu-Goma, mentre tu dovresti fare il percorso inverso.

In una settimana di permanenza, Goma ti svela la coesistenza di realtà supervariegate, dai numerosissimi bambini di strada a ristoranti/hotel da sogno, con praticello perfettamente curato, tavolini in riva al lago e sculture con vecchi pezzi di auto; dai trasportatori di verdure e legname su CHUGUDU (enormi bici di legno a spinta, senza pedali) a campi sportivi per giovani, fatti a regola d’arte.

A Goma incontri fantastici volontari del VIS, che vivono insieme in una bella casa di legno, dove non puoi non rilassarti, ascoltare e raccontare vissuti, tanto diversi quanto comuni. I racconti di Kindu affascinano tutti e i 4 del VIS si ripromettono di effettuare una missione esplorativa durante uno dei prossimi mesi: sarebbe bellissimo poterli accogliere!

Questi 4 volontari, tutti italiani, lavorano nel centro Don Bosco Ngangi, dove, oltre a bambini orfani e malnutriti, sono ospitati i ragazzi evacuati dal CTT(Centro di Trattamento del Trauma) di Rutshuru, dove sei stata in aprile. Scopri che molti di quelli che conosci sono stati riunificati alle famiglie, ma chi è rimasto ti saluta ancora con entusiasmo.

Il mal di pancia non ti da’ tregua: all’ospedale scopri che hai l’ameba, un brutto mostro che ti si piazza nell’intestino e causa crampi forti e prolungati.

Arriva il giorno del ritorno a Kindu: ritardo di 3 ore per il maltempo, scalo a Punia, bellissimo villaggio sperduto nella foresta; le capanne, i cani e i bambini distano massimo 15 metri da dove l’aereo scarica chi resta e carica chi deve ripartire.

A Kindu, la tua casina è abitata ora da ragni e polvere, dopo un mese di abbandono. L’équipe ti viene a salutare, ti aggiorna sul programma e via! L’indomani cominciano les colonies coi ragazzi, primo sito è Tchombi, riva destra del fiume, a 16 km, nelle scuole elementari. Due giornate piene, che ti sfiniscono per il caldo e i giochi scatenati. Ti stupisce ancora la forza inesauribile dei bambini. Al ritorno, la pioggia coglie tutti i membri dell’équipe in moto, cadete nel fango e aspettate che spiova in una capanna dove un papà cucina e racconta della moglie malata.

Il 30 è festa nazionale, l’indipendenza del paese…ma nessuno festeggia, perché l’est del paese è in guerra. A demotivare anche a una semplice uscita è una pioggia fitta, che dura fino a sera, nonostante dovrebbe essere cominciata la stagione secca.

A un pranzo coi colleghi ti ricordi di come hai ritrovato una famiglia, di come ogni tua gioia sia anche loro e di come sia bello trovare riunite nella stessa persona tanta purezza e gratitudine.

Al mercato la donna che vi vende i “petit pois” decide che chiamerà “Magda” la bambina che le nascerà fra pochi mesi.


L’autista di Chiara, Bandal, ti viene a trovare e ti chiede se sei sola, “seule comme une sorcière!”

Una chiacchierata con un beninois ti fa scoprire come si possa rimanere affascinati dal Congo, che “è una nazione ma vario come un continente”, e come possa essere più strano e insolito avere un fratello e una sorella di 7 e 8 anni più grandi, rispetto ad avere 22 fratelli, nati dallo stesso padre ma da 5 mamme diverse.

Scopri che Chiara, fidata compagna di servizio civile, viaggio e avventure, invece che arrivare l’indomani, per problemi all’aereo, partirà da Goma al più presto fra altri 6 giorni.

…Kindu riserva così tante sorprese, che vorresti avere più occhi mani orecchie per poter meglio narrare le immagini gli incontri le storie.

venerdì 11 maggio 2012

Questo post è un post

ITALIANA MEDIA: <<Buono. Oggi il pesce ha un sapore eccezionale! Che pesce è?>>

KINDULESE MEDIO: <<Un pesce.>>

ITALIANA MEDIA: <<Wow. Quel fiore rosa è meraviglioso. Come si chiama?>>

KINDULESE MEDIO: <<Fiore rosa.>>

ITALIANA MEDIA: <<Ah, sai! Ieri ho mangiato dei buonissimi petits bignés. Che nome hanno in swahili?>>

KINDULESE MEDIO: <<Petits bignés.>>

Ogni giorno un sapore, un colore, una forma diversa.

E in effetti serve poi a molto classificarli?

Il sole di oggi non è mai uguale a quello di domani. Ed è sempre sole.

Le nuvole a forma di elefante, sono un momento dopo il volto di un uomo anziano. E sono sempre nuvole.

Ieri Chiara era terun, e oggi è una mzungu; ed è sempre Chiara.

Se badiamo meno al nome, forse godiamo di più della sorpresa che ogni nuovo giorno ci regala.

ITALIANA MEDIA-KINDULESE MEDIO 0-1

lunedì 5 marzo 2012

Brevemente Kindu


I bambini smettono di giocare al nostro arrivo in moto, sembra che tutti aspettino noi..ci accolgono con un canto, battiamo le mani anche noi, anche se capiamo solo una parola, karibu, benvenuti.

Io e Chiara facciamo due giochi con loro, senza capire le regole, scappando quando dovremmo inseguire, chiedendo in francese, sentedosi rispondere in swahili..e ovviamente ridendo sempre sotto il sole per noi cocente, per loro probabilmente normale.



Adesso invece il gioco per conoscersi: si lancia la palla e si grida il nome di…? Penso di avere la grande intuizione, il nome di quello che mi sta accanto: Maliki!! Ma uno dei quattro educatori mi corregge: “tu dois dire TON nom!!” -_- ottimo, magda, cominciamo bene!!

poi per fortuna ci siamo spostati all’ombra, sempre seguiti dai bambini che non smettevano di guardarci e sorriderci..pare di essere una grande novità e la mia novità invece sono tutti loro, questo caldo incredibile, questo sole a picco, la verdura che mangio e la casa in cui dormo, con Chiara ed Enrico. …ma voi le avevate mai viste due moto caricate su una piroga che attraversa un fiume?




venerdì 10 febbraio 2012

A Chiara piace


A Chiara piace:

- lavare i piatti;
- camminare senza meta;
- la filosofia: ‘portami sulle tue spalle oggi; io ti porterò sulle mie domani’ (vd. foto sotto);
- dormire alla luce del sole.

A Chiara piace moltissimo:

- il gelato;
- sfogliare album di foto;
- prendere il treno;
- leggere lo stesso libro due volte.

A Chiara non piace:

- il caffè;
- il sabato;
- cucinare per sé;
- scrivere di sé in 45 minuti.

Ho 25 anni, sono una Messinese trapiantata prima a Milano e poi un po’ ovunque e da nessuna parte.
Parto per un anno di servizio civile a Kindu, RDC insieme alla bella Magda che ho iniziato a conoscere (sarà divertentissimo osservare la sua incredibile espressività da fumetto).
Pare che il viaggio per raggiungere questa città congolese- che ha lo spirito di un villaggio – sarà lunghissimo.  E sono pressoché certa che nella lista del mi piace moltissimo aggiungerò la voce ‘andare a Kindu, prendendo un aereo per Amsterdam, un altro aereo per Kigali, per poi raggiungere Goma sulle quattro ruote, passarci la notte e saltare su un ultimo mini aereo verso la mia futura casa’.

non fa rima non ha senso :)

non so cosa ne uscirà: oggi la storia è questa qua.
nella piccola lodi ho le radici, i primi anni e i miei amici:
ambiente stimolante, ma poi cresco(quanto non è importante)
e con me la voglia di varcare la nota soglia,

di mettere il naso fuori e di sentire nuovi odori.
quindi per l'università ho vissuto in due città,
e ora la citazione non chiede rima non chiede recensione:
più vedo meno so,
e continuo a chiedermi chi sono
e, oltre a me, chi è l'uomo..
nel mio cercare prediligo
con gli altri un confronto attivo.
forse essendo io un po' matta
sono stata poco un poco astratta,

ma dal congo il desiderio è di raccontarvi più sul serio.