Certo è passato “molto” tempo dall’inizio delle primavere Arabe, ne sono cambiate di stagioni… Infatti, come al solito in Italia, di vicende esterne al Bel Paese si fatica a parlare ed ancora meno a leggerne! Così stanno cambiando molte cose al di là della costa del Mare Nostrum: ci sono state molte altre manifestazioni in piazza, alcune prime elezioni con risultati parziali ma significativi (Egitto e Tunisia…), c’è ancora un Paese come la Libia senza il Rais, più o meno diviso, dove non si capisce chi governa e come; la cosa certa è che il petrolio si pompa, gli accordi commerciali si rispettano e gli immigrati tornano nuovamente in crociera a Lampedusa! La questione regionale è aggrovigliata e complessa in questi Paesi e soprattutto non si è concluso nessun processo di democratizzazione. La gente è delusa perché avverte che gli sforzi per rivendicare i propri diritti sono stati sfruttati da altri per il mantenimento del potere, si pensi ai militari in Egitto e ai molti dirigenti e funzionari politici e amministrativi in Tunisia che sono rimasti ai loro posti.
A chi conviene tutto ciò?
Sicuramente non alla popolazione che è scesa con coraggio in piazza! Questa situazione serve all’Europa, all’Italia? A cosa è funzionale questa soluzione ancora in divenire? Certo la Libia è un punto nevralgico per le fonti energetiche e qui si vede come gli interessi nostrani siano ben controllati e difesi, ma per il resto dei diritti e delle libertà di queste popolazioni sembra proprio che ci interessino solo per esercizi di eloquenza e retorica politica nei vari palazzi romani.
Un altro caso che conferma la regola è la vicenda siriana, anche se sarebbe meglio dire il dramma, la guerra civile! La Comunità internazionale, come è chiamata negli ambienti (cosa poi avrà di Comunità questo insieme di interessi nazionali tra le due coste dell’Oceano Atlantico…), pensa bene di mantenere una posizione di stallo Che Poi Si Vedrà; ogni tanto si decidono nuovi embarghi, qualche sgridata verso iI Potere (Assad), contando sul puntuale veto russo-cinese… Intanto sono migliaia i morti dal marzo del 2011 nelle principali città della Siria. Tutti sappiamo che la questione è Regionale, dalla Siria la questione passa al Libano, con gli Hezbollah, a seguire in Israele per rimbalzare fino all’Iran e alla sua “energia atomica”… Diatribe interne con altri attori del Medio e anche Vicino Oriente come lo scontro confessionale e di potere tra Sciiti e Sunniti: c’è già stata una carneficina in Iraq.
Veduta di Amman |
E allora entrano in scena, anche se spesso sottotraccia, l’Arabia Saudita, il Qatar con la sua omnicomprensiva emittente Al Jazeera… Sicuramente il 2012 non sarà l’anno dei Maya e della loro profezia, bensì l’anno cruciale per tutta la Regione Mediorientale. Non dobbiamo dimenticare poi che sempre nell’Area ci sono partite aperte come l’Iraq e questioni ancora più a Est come l’Afghanistan e l’obiettivo della ritirata nel 2014. Oltretutto il business dei papaveri è in continuo aumento in quelle terre e c’è proprio da chiedersi se tutta questa presenza militare internazionale non possa proprio niente per eliminare anche parzialmente questo traffico che è sotto gli occhi di tutti! Ma di per sé è proprio in Occidente che ci sono i meglio consumatori di droga e quindi il business è business…
Rimanendo un poco in zona c’è sempre il Pakistan (con le sue atomiche e le Madrasse) e l’India che non possono rinunciare a darsi battaglia e a guerreggiare, oltre che per il loro Kashmir anche per mantenere relazioni non troppe lecite con le terre dei nuovi Talebani e soci! Volendo rincasare da questo breve tour, si può proprio partire da Kabul per far ritorno verso l’Oriente Vicino e Medio, passando dalla Turchia sempre in bilico su un confine e una visione espansionistica EuroAsiatica, con il nodo curdo irrisolto e sepolto… che ritornando in Siria trova alleanze ambigue e sospette.
Concludendo con una speranza: invito tutte le persone libere e di buona e consapevole volontà perché possano far sentire la loro voce e dire, magari a volte urlando, il proprio sì alla pace e ai diritti dei popoli, e un no alla guerra che come risultato porta sempre ad un disastro e alla disumanizzazione dell’uomo. Facciamo la nostra parte per favorire una più ampia coscienza critica in Italia, là dove viviamo, studiamo, lavoriamo! Ben venga che tornino a sventolare in piazza, ma anche dai balconi e dalle finestre le bandiere della pace per la popolazione siriana e per tutti quei popoli che soffrono a causa delle solite guerre preventive, o di interventi pseudo umanitari fatti di bombe intelligenti e danni collaterali!
Concludo condividendo una parafrasi di un antico storico:
“Ne fecero un deserto e lo chiamarono Pace” (Tacito)
Alberto
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