mercoledì 28 marzo 2012
UN COMMERCIO CHE NON SENTE LA RECESSIONE E SFRUTTA LE CRISI
Che rottura questi tipi di Stoccolma del Peace Research Institute (SIPRI): devono sempre ricordarci che si producono armi e che poi si vendono, e che poi si usano!
Ma veniamo alle good news: in questi tempi di crisi qualcosa va bene, qualcosa funziona!
Pensate che in questi ultimi cinque anni il commercio legale di armi è aumentato del 24%, mentre quanto aumenti il traffico illegale è sempre un mistero.
Ed ora il podio: al primo posto medaglia d’oro all’Incredible India che è balzata sul gradino più alto come importatrice mondiale di armi. Si legge in un articolo dell’inglese The Guardian che il Paese di ex-ghandiana memoria spenderà nei prossimi 15 anni circa 100 miliardi di dollari per potenziare e ammodernare il suo arsenale. Certo attorno allo Stato indiano ci sono certi Paesi pericolosi fra cui Cina e Pakistan… Questo sì che è sviluppo…
Dimenticavo: pensate che l’India è anche prima in classifica per il numero di lebbrosi nel mondo, circa 100.000 nuovi casi all’anno pari al 70% del totale mondiale. E la lebbra è la tipica malattia dei poveri, che da quelle parti si chiamano Dalit, fuori casta, che sono emarginati, mangiano male e vivono in condizioni igienico sanitari disumane.
Al secondo posto la Corea del Sud che non può farsi mancare niente visto i nemici fastidiosi del Nord… Mentre al terzo posto si trovano appaiati ex aequo Pakistan e Cina per tranquillizzare al di là del confine i pronipoti del venerabile Mahatma.
Singapore è solo quinta, giù dal podio per poco. A parte che mi domando cosa se ne faccia questo Paese di tutte queste armi ma, soprattutto, essendo Singapore estesa poco meno della Valle D’Aosta (694 kmq), dove le mettono?
Altre buone notizie arrivano dalla classifica sorella alla voce “Esportatori di cose buone dal mondo”: ci siamo anche noi nella Top Ten; nonostante i nostri problemi economici e i tagli e le tasse esportiamo alla grande!
Ma partiamo dall’all’altro: al primo posto sempre lo Zio Sam che si sarà anche un po’ rammollito in Iraq prima e in Afghanistan oggi, però quanto a fiuto su dove sviluppare marketing armaiolo non lo batte nessuno.
Al secondo posto una rinvigorita Russia putiniana che, tra una bottiglia di Vodka e un Kalashnikov (AK 47 per gli amici), vende bene il proprio made in URSS… ops, scusate le mie reminiscenze giovanili, made in Russia.
Al terzo posto, con un balzo incredibile, la Francia che, in crisi con i vini bougeolet, rasserena la propria opinione pubblica sul senso della propria grandeur con le canzoni della premiere dame e con la vendita di cacciabombardieri; oui, c’est la vie!
Un consolidato quarto posto per la Cina, ma tranquilli si sta organizzando per salire presto sul podio che l’Africa, si sa, è vicina.
Quinto posto per la Germania di Angela che, sconfitta nelle elezioni nei Land di Sassonia e Pomerania, perde due posizioni anche nell’export dei Panzer.
Al sesto posto sventola la Union Jack sempre in forma nonostante gli anni di monarchia a Buckingham Palace sulle spalle di Elisabeth e con Carlo che non mette la Corona a posto.
E, finalmente, con una ripresa lenta ma inesorabile, il bel Paese tutto pizza e fichi e mandolini, dove i santi, i navigatori e i politici corrotti non mancano mai! Risaliamo dall’ottavo al settimo posto e scusate se è poco in questo tempo di vacche magre.
Che dire per concludere? Possiamo dirci soddisfatti nonostante una certa parte retrograda di opinione pubblica nostrana cerchi con fatica di indignarsi un po’ e prova a sostenere la campagna contro la costruzione di così tanti cacciabombardieri F35; è vero che la nostra ammiraglia (la portaerei Cavour, gioiello di tecnologia marinara) rimane ormeggiata a La Spezia perché costa troppo e i brasiliani non la comperano, ma ci rimane la comune e italica soddisfazione di un export bellico che decolla anzi, è il caso di dirlo, vola veloce come un caccia Eurofighter!
Per chi volesse continuare a leggere di queste cose relative al rapporto http://www.sipri.org/.
Alberto
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Grazie caro Alberto per il bell'articolo.
RispondiEliminaE' un bene che qualcuno ci ricordi queste cose anche se sono mortificanti.