Per chat Mariana mi dice di domani: all’appartamento
sociale si farà una şezătoare.
Anna mi aveva già spiegato il significato di questa
parola, io subito mi ero appigliata al francese che non so perché mi viene
sempre in mente anche se qui serve il rumeno, il russo (a saperlo!), l’inglese, al limite l’italiano..
ma il francese.. giusto per memorizzare la parola: da “chaise”, immagino,
sedia, perché consiste nei lavori manuali che fanno le ragazze o donne tutte
sedute insieme tipo la maglia o cose del genere. Ma forse non c’entra niente!
È da più di due settimana che fremo dalla voglia di
conoscere le ragazze dell'appartamento, sostanzialmente sono qui per loro, ma abbiamo sempre
rimandato tra una visita medica e l’altra per il permesso di soggiorno (su cui
seguirà, se opportuno, un post specifico).
Ora si tratta di andare: sono tornata da poche ore da una vacanza stancantissima a Iaşi in Romania, ma sono contenta di rifare lo zaino.
Vasile, l’autista di Diaconia, mi accompagna a prendere il bus (costa ben 18
lei, poco più di un euro, ma i bus urbani costano appena due lei, sono davvero
economicissimi), Oleg mi ha dato un foglietto: Vasile Lupu, devo scendere
proprio nel centro di Orhei.
Mi vengono a prendere due ragazze, Cristina e Carolina, e
incominciano a spiegarmi come si dice fango in rumeno (per dirmi di stare
attenta mentre rispondo a Mariana che chiede se sono arrivata sana e salva).
Metto giù il telefono e confesso alle ragazze di non aver capito nulla:
addirittura lei mi diceva Orhei e io capivo okay: questo non è un problema di
lingua! Loro ridono.
All’appartamento mi introducono subito nel lavoro coi
volontari locali che stanno giocando a
“mafia”; io lo conoscevo con un altro nome, Lupi e contadini. La prima e
ultima volta ci ho giocato a Bethlehem: bei ricordi, promette bene!
Poi facciamo la şezătoare. Sono tutte ragazze con dei
grossissimi problemi in famiglia che ricadono poi su tutto il resto, ma le loro
storie personali è bene che rimangano personali (leggerle dopo averle
conosciute assicuro che non è facile), qui conta sapere che Anuşca mi ha
sistemato il mărţişor che
mi avevano regalato, Anea mi fa vedere come si fa il pane, con Anisoara (son
tutti diminutivi dello stesso nome, Anna, a quanto pare molto diffuso) faccio
dei dolcetti di Post, con Carolina la pizza di Post (con una maionese senza
uova al posto del formaggio di origine animale), Julia fa vedere il libro di
classe (altro che le misere foto che facciamo noi: qui si usa fare un vero e
proprio libro di fotomontaggi con le foto dei ragazzi e dei professori su
sfondi paesaggistici e abbaglianti) e che dire di Cristina? Mi sembra la più
estroversa che si prende cura di me che “non capisco” (ogni riferimento a motti
betlemmiti è puramente casuale).
La sera dormo a casa di Christina, la volontaria ortodossa
americana, con la quale ho un ottimo scambio italo-inglese-americano (mi ostino
sempre a sperare che se qualcuno mi dice “ciao” allora poi possa capire anche
tutto il resto in italiano). Vive da mesi in una casa senza acqua corrente
perché per i moldavi è una situazione abbastanza comune e lei si vuole
integrare.
Il giorno dopo arriva Marco con Oleg e si fa la riunione
in cui ovviamente non capisco niente perché parlano tutti veloci di problemi di
cui non so nulla. Non importa, sono contenta, ho iniziato.
Cioè, ma i volontari locali di lavoro giocano a guru (che tu conosci come "Lupi e contadini")?
RispondiEliminaVoglio fare il volontario locale.
devi diventare moldavo e passare i test culinari qui noi ci stiamo lavorando: coltonasi, sarmale, verza&patate!!
EliminaFILASTROCCA DEL BENVENUTO A CHI VIENE DA LONTANO
RispondiEliminadi Bruno Tagliolini
Amico sconosciuto
Sappi che qui fra noi sei il benvenuto
Tu vieni da lontano
Ecco la nostra mano
Hai viaggiato e sei stanco
C’è posto al nostro fianco
Questa è una terra amica
E noi ti aspettavamo, e siamo pronti
Abbiamo pane per la tua fatica
Abbiamo orecchie per i tuoi racconti.
sì, le ragazze mi hanno dato pane e orecchie: sono state loro per me, in effetti! ma anch'io darò loro orecchie e pane "piano piano" (a Betlemme il motto era schwè schwè-in perfetta pronuncia araba; qui è diventato "incetul cucetul" e già è diventata una delle mie espressioni preferite)!
EliminaMi piace l'idea dei link nel post...danno più profondità. Ciao Mary e Noroc! (e sottolineo Ciao e Noroc):D
RispondiEliminahai detto noroc?! :D
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