martedì 31 gennaio 2012

digital divide



Che poi tornato a casa mi sono detto per l'ennesima volta: tutto il mondo è paese.
Mentre sei dall'altro capo del mondo scopri che a Milano la scadenza per iscrivere i bambini alle elementari è mobile. Anzi no, è fissa. Anzi no, dipende dall'istituto. O forse dal capo dell'istituto (preside? dirigente scolastico?..vabbè, il capo).
Ma non tutti hanno la fortuna di trovare il burocrate che rispetta la legge.
E così penso che tutto sommato se Pippo, figlio di immigrati, non ha diritto ad avere il modulo di iscrizione per tentare di essere estratto (anche in Italia i giochi a premi piacciono assai) per entrare come studente fuori bacino, in una scuola che non è fatta solo di immigrati, alla fine funziona come in Thailandia.
Dove i figli dei birmani (gli immigrati per i Thai) devono vincere la lotteria promossa dal capo più umano.

E' come nei film di Villaggio: solo che se il capo è una belva, allora in Thailandia a scuola non ci vai. Se sei fortunato trovi un Learning Center.



Ma se ci arrivi a 12 anni, ti alfabetizzano e superi gli esami, allora, forse, puoi entrare in una scuola pubblica in 1a elementare.
Ma questo accade al 4% dei bambini.
Gli altri possono continuare a cantare simpatiche canzoncine e a imparare a far di conto che così, quando al pomeriggio tornano a casa nello slum, riescono a mettere su un bel mercatino senza timore di perderci un baht.

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