lunedì 6 febbraio 2012

Non ci sono più le quattro stagioni

(Quindi vado di margherita)

Nella penultima cena sul Mare delle Andamane, il discorso con i nostri commensali thailandesi prende una piega che mi piace fermare.


In autunno Bangkok ha subito un’alluvione che ha ucciso più di 500 persone. Yingluck Shinawatra, sorella minore dell’esiliato tycoon Thaksin, è l’attuale Capo di Governo. Donna d’affari più che di esperienza politica, Yingluck condivide con il fratello un cognome che in thai significa “fa bene di abitudine”: allora forse non era abituata a trovarsi in situazioni del genere, certo è che i 10 mln di thai colpiti da 10 mln di metri cubi d’acqua non dimenticheranno facilmente la sua scesa in campo (peraltro avvenuta a piogge già iniziate), quando non fece propriamente “bene”, minimizzando l’emergenza.

Purtroppo ci riferiscono come la Nasa le prospetti imminenti possibilità di riscatto nella gestione di catastrofi simili, almeno nei prossimi 3 anni, dopo i quali la stessa agenzia prevede un ritorno alla quiete tettonica e pluviale. Qualche sacerdote del nord del Paese starebbe incoraggiando i suoi fedeli ad affrettare i loro sforzi di evangelizzazione poiché, secondo le sue fonti, il sud della Thailandia sarà presto sommerso dalle acque.


In disaccordo con queste parole, il nostro commensale, anch’egli un don thailandese, si affretta a lodare la loro cucina dai sapori così vari e così piccanti a dispetto di quella italiana, monotona e limitante nel suo schema primo-secondo-contorno. Ingollando la nona zuppa allo zenzero della missione, gli chiediamo cosa pensi degli improvvisi cambiamenti meteorologici degli ultimi anni.

“Mio padre prevedeva che tempo avrebbe fatto il giorno successivo. Lo sapeva sempre, e il bello era che non capiva neanche lui come faceva a saperlo. Crescendo mi son detto che, vivendoci in mezzo per anni, lui comprendeva la lingua della natura ma non sapeva insegnarne la grammatica. Fatto sta che non sbagliava mai. Due anni fa ero in visita a trovarlo e gli chiesi se l’indomani avrebbe piovuto. Mi ha guardato, confidandomi che non era più capace di dirlo”.

“La Terra è cambiata”, aggiunge il quarto seduto al nostro desco, con un tono di voce da Dama Galadriel “le stesse formiche sono disorientate; dai loro movimenti si deduce che non sanno se pioverà o se farà bello. E quest’anno sui monti settentrionali è nevicato, ma non era neve, era un fenomeno atmosferico differente, particolare”.

Le parole aleggiano per un po’, portando la mia mente a prospettare il 2012 come un “anno segno”, forse soggettivo forse oggettivo, che sia anno del gallo o del drago, della morte del Re Rama IX o quello in cui i movimenti di persone tra i Paesi della regione dell’ASEAN (Thailandia e Myanmar compresi) saranno liberalizzati.


Quindi la missione va esaurendosi, pregna fino all'ultima tratto in macchina. Poi prendiamo l’aereo, proviamo tutti i videogiochi, fruiamo di buona parte dell’offerta cinematografica accettabile, leggiamo e ci cimentiamo in giochini enigmistici. Giochiamo a calciobalilla, guardiamo dei russi, e dormo sotto una poltrona.

Poi riprendiamo l’aereo, ci spostiamo per qualche ora a 700 km\h, passiamo dai 30°C ai meno10, quelli che ci stanno intorno riprendono a parlare italiano e nevica. Neve vera.

O è merito del re o è merito del gallo, però anche questa volta credo che la nostra missione abbia significato.

[E non è un errore di tempo grammaticale, semmai manca un complemento oggetto. Che arriverà]

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