sabato 21 luglio 2012

Drum bun, buon viaggio!


Glod, fango, è la prima parola che mi hanno insegnato le ragazze. È una parola molto utile in Moldova dove, se appena pioviggina, le strade (strade non sempre asfaltate, ma sempre piene di buche) si trasformano in costellazioni di pozzanghere fangose.

Non l’ho ancora imparata e infatti ci finisco dentro, nonostante mi avvertano. Troppo buio ad Orhei la notte: neanche un lampione e questa sera neanche tantissime stelle. Quello che vedo è una stanza piena di tappeti sul pavimento e sulle pareti. Servono a riscaldare i gelidi inverni (si arriva anche a meno venti gradi): non c’è il calorifero, solo un camino e dei materassi elettrici. È la nuova stanza di Anusca e di Anea.

Sono molto emozionata: ho visto Anusca prepararsi per il suo primo giorno di lavoro. Ha 15 anni e ha studiato cucina. È andata via alle cinque del pomeriggio raggiante in volto ed è tornata la mattina alle 7 stravolta. Ora ha trovato, insieme ad Anea, la sua prima casa indipendente. È solo una stanzetta minuscola e tutta piena di cianfrusaglie non loro. Ad Anea non piace: non ha tutti i torti. Anusca responsabilmente confida nel fatto che, abituate già all’appartamento, faranno pulizia e sistemeranno la stanzetta rendendola più loro. È contenta che ci siano delle piantine alla finestra di cui prendersi cura. Chiede di vedere il bagno e la cucina, se ci sono stoviglie per loro che non hanno niente. Tutti i loro averi li abbiamo appena portati qui in qualche sacchetto della spesa.



Il giorno dopo c’è il momento conclusivo dell’appartamento sociale: ora inizia per tutte loro la vita fuori, sono ormai indipendenti. Anche Iulia, la più dura e sicura di sé, non riesce a finire le frasi per la commozione. Quali sono i momenti più belli di quest’anno? Tanti, troppi, non riesce ad elencarli tutti, piange. Nonostante i problemi di questa generazione, forse più difficile di altre, le ragazze hanno capito di essere volute bene, di avere avuto un’occasione preziosa, di avere imparato tanto. C’è qualcuno su cui poter contare; adesso, però, tocca a loro muovere i primi passi.

Le strade moldave sono molto diverse da quelle a cui sono abituata, piene di fango e di buche; forse è per questo che si augura di frequente (mi sembra più che in Italia) di fare un “buon viaggio”, “drum bun”: è un’espressione che mi piace molto, sia per l’assonanza che per il significato. Drum bun; brum, brum; boom! Sembra un gioco di parole, ma può voler dire tanto: la vita è un cammino con alcune tappe significative; l’anno all’appartamento è sicuramente una di queste che segna una svolta per le ragazze che vengono ospitate, come pure per chi come me ha la fortuna di lavorarci per un anno.

Il 9 luglio è iniziata la sesta generazione: drum bun, fetele! Buon viaggio, ragazze!

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