sabato 8 settembre 2012

Arrivederci “Mia” Africa

Durante il periodo nella mia Etiopia ho cercato di memorizzare ogni singolo prezioso dettaglio: i momenti difficili, quelli felici, i disagi e l’entusiasmo, le storie e le facce delle persone incontrate ogni giorno, le privazioni e il senso di libertà, la semplicità dei gesti e dei sorrisi, LA PIOGGIA. Ricordo  ancora perfettamente le urla e lo stupore dei bambini vedendo la mia macchina fotografica. Attorno a me una miriade di mani al cielo che urlavano “picha” “picha” tirandoti per le braccia, l’entusiasmo di altri alla vista di una corda, di un sacchetto di plastica e di una busta di palloncini. I primi giorni mi chiedevo mi chiedo cosa se ne potesse fare un bambino di queste semplici cose e alla fine ho capito che la fantasia di un bambino africano non conosce limiti!

La cosa che mi lascia sbalordita ogni volta che ci penso è che le persone più felici che io abbia mai incontrato, le ho incontrate là. Il valore della vita è diverso. La vita non è facile, ma è apprezzata, goduta e vissuta.  L’Africa che, nonostante le ridondanti immagini di guerre, carestie, povertà, è il cuore pulsante del mondo, laboriosa e frenetica, piena di colori, voci e speranze mai perdute.
Le case di Cicha con i tetti di paglia, le bancarelle instabili fatte di legno talvolta con solo tre banane da vendere, il mercato pieno di fango, i venditori che camminavano nelle spezie, lo sguardo dei bambini che fissano la nostra jeep passare con la meraviglia di chi forse non ci è mai salito sopra e non avrà mai l’occasione di salirci per lasciare il proprio villaggio, i ragazzi dei villaggi con le mani levate verso i nostri finestrini per venderci qualsiasi cosa non appena la jeep si fermava. Poi ci sono i bambini della scuola che facevano a gara per conquistare il posto a sedere più vicino a me e alla fine mi tenevano la mano così forte da farmi sentire speciale come se fossi un premio. Sforzandosi di avere l’umiltà necessaria per non giudicare mai, anche le abitudini e gli atteggiamenti che, dal nostro punto di vista, potrebbero sembrare discutibili.

Sei immersa in un vortice, un turbine di emozioni e colori che ti pervade e ti fa innamorare di quella terra, nonostante tutte le difficoltà e i disagi con cui questi uomini e queste donne convivono ogni giorno, la loro vita semplice e rilassata mi attrae, mi ha conquistata giorno dopo giorno fino a cambiarmi nel profondo.
La mia esperienza in Africa si può riassumere solo attraverso i volti delle persone che ho incontrato durante questo viaggio, che mi scorrono davanti come se fossero i titoli di coda di un film, il mio film preferito. Il nostro film. Persone che hanno reso unico ogni istante, da quelle con cui ho condiviso tutto dal primo giorno a quelle con cui ho condiviso anche solo pochi attimi, dai miei bambini, la mia LamLam, le aspirantine, le mitiche sister, i miei favolosi compagni di viaggio e le persone che mi sorridevano per strada.

Gli occhi. Se dovessi raccontare l’emozione più forte che ho provato in tre settimane di vita africana non esiterei un secondo a ricordare la profondità delle centinaia di paia di occhi, di sguardi profondi che mi ha regalato questo viaggio. Occhi che ti rimangono dentro. Occhi che ti perforano l’anima e provocano una ferita incurabile.
Forse ora, mentre scrivo, i miei occhi sono umidi perché sento l’africa scapparmi di mano, correre di pari passo la mia quotidianità pieni di impegni e di problemi. Questo mi lascia una scia di tristezza…



Vorrei sapervi spiegare cos’è questo peso sul cuore mentre penso a Woliso e la gioia che mi stringe lo stomaco quando penso ai “miei” bambini, alla voglia che ho di abbracciarli, di camminare ancora insieme a loro per le strade fangose e di correre sotto la pioggia per mano.
Fare un lavoro umanamente appagante rende felici, non c’è niente da fare.  E se sono felice io, ho lo straordinario potere di rendere felici gli altri.

Quindi quando le persone mi chiederanno “Cos’ha l’Africa più dell’Italia?” sono certa che la risposta esatta sia: la gente. La gente ti rapisce, ti fa innamorare, sorridere e piangere! Di una cosa sono sicura: non c’è giorno che passa che io non pensi alle persone che ho lasciato lì. Messe a confronto a una cosa così, le pulci che ho portato in Italia, i pidocchi, la doccia che non funzionava mai, l’umidità e il cibo troppo piccante cosa sono? Nullità. …e poi sono partita in silenzio, senza voltarmi, con le lacrime agli occhi… Ho guardato la mia Africa dal finestrino dell’aereo, allontanarsi e sparire dietro le nuvole… E l’ho sentita entrarmi dentro, nel profondo.
Questa è l’Africa vista con i miei occhi, gli occhi di Martina, una ragazza che è partita pensando di essere triste ed è tornata con la vera gioia di vivere! Questa è la stessa africa che ha cambiato la mia idea di Africa, di amicizia, di donna, di viaggio, di amore e forse anche la mia vita!

 
“I never knew of a morning in Africa
when I woke up in the morning that I was not happy”

Arrivederci “Mia” Africa!

Marti

1 commento: