La cosa che mi lascia sbalordita ogni volta che ci penso è
che le persone più felici che io abbia mai incontrato, le ho incontrate là. Il
valore della vita è diverso. La vita non è facile, ma è apprezzata, goduta e
vissuta. L’Africa che, nonostante le
ridondanti immagini di guerre, carestie, povertà, è il cuore pulsante del
mondo, laboriosa e frenetica, piena di colori, voci e speranze mai perdute.
Le case di Cicha con i tetti di paglia, le bancarelle
instabili fatte di legno talvolta con solo tre banane da vendere, il mercato
pieno di fango, i venditori che camminavano nelle spezie, lo sguardo dei
bambini che fissano la nostra jeep passare con la meraviglia di chi forse non
ci è mai salito sopra e non avrà mai l’occasione di salirci per lasciare il
proprio villaggio, i ragazzi dei villaggi con le mani levate verso i nostri
finestrini per venderci qualsiasi cosa non appena la jeep si fermava. Poi ci
sono i bambini della scuola che facevano a gara per conquistare il posto a
sedere più vicino a me e alla fine mi tenevano la mano così forte da farmi
sentire speciale come se fossi un premio. Sforzandosi di avere l’umiltà
necessaria per non giudicare mai, anche le abitudini e gli atteggiamenti che,
dal nostro punto di vista, potrebbero sembrare discutibili.
Sei immersa in un vortice, un turbine di emozioni e colori
che ti pervade e ti fa innamorare di quella terra, nonostante tutte le
difficoltà e i disagi con cui questi uomini e queste donne convivono ogni
giorno, la loro vita semplice e rilassata mi attrae, mi ha conquistata giorno
dopo giorno fino a cambiarmi nel profondo.
La mia esperienza in Africa si può riassumere solo
attraverso i volti delle persone che ho incontrato durante questo viaggio, che
mi scorrono davanti come se fossero i titoli di coda di un film, il mio film
preferito. Il nostro film. Persone che hanno reso unico ogni istante, da quelle
con cui ho condiviso tutto dal primo giorno a quelle con cui ho condiviso anche
solo pochi attimi, dai miei bambini, la mia LamLam, le aspirantine, le mitiche
sister, i miei favolosi compagni di viaggio e le persone che mi sorridevano per
strada.
Gli occhi. Se dovessi raccontare l’emozione più forte che ho
provato in tre settimane di vita africana non esiterei un secondo a ricordare
la profondità delle centinaia di paia di occhi, di sguardi profondi che mi ha
regalato questo viaggio. Occhi che ti rimangono dentro. Occhi che ti perforano
l’anima e provocano una ferita incurabile.
Forse ora, mentre scrivo, i miei occhi sono umidi perché
sento l’africa scapparmi di mano, correre di pari passo la mia quotidianità
pieni di impegni e di problemi. Questo mi lascia una scia di tristezza…
Vorrei sapervi spiegare cos’è questo peso sul cuore mentre
penso a Woliso e la gioia che mi stringe lo stomaco quando penso ai “miei” bambini,
alla voglia che ho di abbracciarli, di camminare ancora insieme a loro per le
strade fangose e di correre sotto la pioggia per mano.
Fare un lavoro umanamente appagante rende felici, non c’è
niente da fare. E se sono felice io, ho
lo straordinario potere di rendere felici gli altri.
Quindi quando le persone mi chiederanno “Cos’ha l’Africa più
dell’Italia?” sono certa che la risposta esatta sia: la gente. La gente ti
rapisce, ti fa innamorare, sorridere e piangere! Di una cosa sono sicura: non
c’è giorno che passa che io non pensi alle persone che ho lasciato lì. Messe a
confronto a una cosa così, le pulci che ho portato in Italia, i pidocchi, la
doccia che non funzionava mai, l’umidità e il cibo troppo piccante cosa sono?
Nullità. …e poi sono partita in silenzio, senza voltarmi, con le lacrime agli
occhi… Ho guardato la mia Africa dal finestrino dell’aereo, allontanarsi e
sparire dietro le nuvole… E l’ho sentita entrarmi dentro, nel profondo.
Questa è l’Africa vista con i miei occhi, gli occhi di
Martina, una ragazza che è partita pensando di essere triste ed è tornata con
la vera gioia di vivere! Questa è la stessa africa che ha cambiato la mia idea
di Africa, di amicizia, di donna, di viaggio, di amore e forse anche la mia
vita!
“I never
knew of a morning in Africa
when I woke
up in the morning that I was not happy”
Arrivederci “Mia” Africa!
Marti
Grazie Martina per il bel post!
RispondiElimina